CRITICA ALLA TEORIA DEL CICLO VITALE

FRANCISCO MELE
marzo 2010

Il concetto del nido vuoto sembra tramontato, i figli rimangono nella casa paterna fino a tarda età. Tanti genitori vivono la terza età come una nuova adolescenza; sono i genitori ad avere quei comportamenti che ci si aspetterebbe di trovare nei figli, che invece ne hanno di più adatti a persone anziane: la fase dell’innamoramento e del corteggiamento comincia alle scuole medie, ma si può ripresentare in qualsiasi altra età; può essere che un genitore maschio lasci la famiglia per andare a vivere con il suo amico o una madre decida di lasciare figli e marito per una donna. Quando possiamo dire che cominci la terza età? Per alcuni inizia intorno alla metà dei cinquanta e per altri ai settanta; dipende dagli impegni, dalla capacità di ricreare nuove finalità di lavoro, di interessi, di curiosità e così via.

“La teoria del ciclo vitale
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Il modello più conosciuto riguardo al ciclo vitale corrisponde a Milton Erikson, poi sviluppato da Jay Haley 16:
la nascita e l’educazione del bambino;
l’adolescenza del figlio;
il periodo di corteggiamento;
il matrimonio dei figli;
le difficoltà del periodo centrale del matrimonio;
l’emancipazione dei figli dai genitori;
il pensionamento; 
la vecchiaia.
Le teorie del ciclo vitale hanno avuto uno sviluppo notevole nei trent’anni successivi all’elaborazione di quelle che portano il nome di Erikson e Haley. Lo stesso Haley aveva previsto la necessità di riformulare tali teorie alla luce dei cambiamenti e delle trasformazioni che stavano avvenendo nella società.
Secondo Haley i sintomi compaiono quando c’è una deviazione o una interruzione del normale svolgimento del ciclo vitale di una famiglia o di un altro gruppo naturale; un sintomo è il segnale che una famiglia ha difficoltà a superare uno stadio di questo ciclo vitale”.
Secondo questa prospettiva teorica la terapia ha come scopo quello di risolvere i problemi familiari per permettere al ciclo vitale di raggiungere una riformulazione dello stesso ciclo vitale. La psicologa Umberta Telfener tiene conto non solo del ciclo vitale del singolo o della famiglia, bensì del “ciclo di vita professionale del clinico, in quanto i temi trattati, l’impatto emotivo, l’entusiasmo e la curiosità, la fiducia nelle proprie capacità dipendono dalla storia di ciascuno e dall’esperienza che si è formata sul campo”. 17 
Ritengo che sia più pertinente modificare il concetto del ciclo vitale della famiglia; parlare cioè di cicli simbolici della famiglia come organizzatori dei diversi momenti che ognuno deve attraversare nel tempo e dei passaggi che un individuo fa da un sistema all’altro. Perché i rapporti umani sono precari, cambiano, si vive in sistemi di famiglie diverse; si può diventare padre o madre a tarda età, si può essere padre o madre di qualcuno che ci è coetaneo.

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