IL POPOLO DI DOSTOEVSKIJ E DI BERGOGLIO

IL POPOLO DI DOSTOEVSKIJ E DI BERGOGLIO

IL POPOLO  “… si tratta di un soggetto collettivo, di una comunità, di una pluralità unificata da un elemento comune che la  determina e le dà forma. A seconda di come lo si concepisca, parliamo di un “popolo-nazione” o di settori al suo interno che sono determinati come “popolari”.

Questo primo concetto di popolo -preferito da Gera- non viene affrontato a partire dal territorio o dalla razza, bensì unificato da una stessa cultura o stile di vita comune, che, inoltre, si traduce in una determinata volontà e decisione politica di unirsi, autodeterminarsi e auto-organizzarsi per realizzare un bene comune. Esso nasce, quindi, da una cultura comune e da condizionamenti storici che offrono a una comunità la possibilità di concepire una solidarietà politica.”

Juan Carlos Scannone, postfazione al libro di Lucio Gera “La religione del popolo. Chiesa teologia e liberazione in America Latina”.

Il popolo secondo Bergoglio: soggetto teologico[1]

Francisco Mele[2]

«Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo … Perciò va’! Io ti mando» (Es 3,7-8.10)

Passare dal concetto di popolo come massa indifferenziata a soggetto teologico è stata la linea teorica e pratica dei teologi latino-americani con i quali papa Bergoglio si è confrontato, fino dagli inizi degli anni Settanta. Il concetto di popolo come quello dell’io, della coscienza o della morale, è soggetto a mutamenti legati a contesti e periodi storici. Quando si teorizzava intorno a questi temi si aveva la speranza e la convinzione che il mondo sarebbe stato migliore. Dopo cinquant’anni, invece, la povertà e l’ingiustizia sociale sono aumentate.

In questo saggio cerco di utilizzare teorie che ho appreso all’università dei gesuiti quando Bergoglio era provinciale. E anche l’approfondimento delle neuroscienze possono aiutarci a comprendere il percorso di papa Francesco con il ruolo propositivo della Chiesa contemporanea.

L’analisi parte da un’impostazione di una psicologia che è in realtà una biopsicosociologia, non esiste l’individuo monade che interagisce con altre monadi.  Il concetto di mimesi per Jean-Michel Oughourlian, nella linea di René Girard, analizza una delle scoperte più importanti per comprendere il rapporto tra soggetti che si avvicinano, entrano in conflitto o si respingono.

Il principio mimetico sarebbe l’equivalente della legge gravitazionale scoperta da Newton che risponde alla domanda: cosa tiene uniti i corpi celesti, cosa impedisce che ciascuno parta ed esca dall’orbita, oppure cosa impedisce, ad esempio, che la terra non si scontri con la luna, e soprattutto risponde anche alla questione sul perché noi esseri umani non cadiamo o non ci stacchiamo dalla terra.

Il principio mimetico è alla base dell’apprendimento della costruzione del sé e del rapporto interpersonale, da cui deriva che l’Io è una costruzione in continuo mutamento. Facilmente l’io può perdere consistenza nell’incontro con un altro, all’interno di una istituzione oppure dissolversi nella massa. In questa prospettiva si delinea un tipo di relazione che non è inter-individuale, bensì inter-dividuale, perché nell’incontro dell’io con un altro io si viene a creare un movimento inter-influenzale per cui non si esce mai dal rapporto allo stesso modo di come si è entrati. La mimesi è l’energia che tiene unita la massa, il gruppo di persone che segue il leader ed è l’energia che esplode durante un conflitto che può portare anche alla distruzione di un’intera comunità.

La stessa mimesi, definita di ascrizione, permette di legare il popolo di Dio alla figura del sacerdote durante la messa. In quell’instante in cui il prete diventa Cristo, quando alza la coppa del vino che contiene il pane, in quell’istante avviene la transustanziazione, il pane, cioè, diventa corpo e il vino sangue di Cristo. Lo stesso sacerdote, inoltre, si trova a camminare tra la gente e a percepirsi un povero Cristo. Questi passaggi alternano la sua figura nel modello assoluto, il Cristo o San Francesco, ma egli poi torna ad essere un uomo tra gli uomini, e può mettere a rischio l’io fluttuante di ciascun ministro di Dio. Sostenere la trasformazione senza cadere nello sconforto è possibile se si è sviluppato un buon grado di intelligenza spirituale. La saggezza, quando si assume un ruolo importante, come quello del Papa, è non dimenticare che si è stati schiavi in Egitto. Le sofferenze di Bergoglio gli impediscono di credere di essere superiore a tutti gli altri e le sue richieste “Pregate per me” lo confermano.

Dal Destino alla Speranza

PRENDERSI CURA DELLA SPERANZA 

La luce dietro il sole

“… nulla sussiste isolatamente, né in noi stessi né nelle cose; e se la nostra anima ha, come una corda, vibrato e risuonato di felicità anche solo una volta, tutte le eternità furono necessarie per determinare quest’unico accadimento – e tutta l’eternità è stata, in quest’unico istante della nostra affermazione, approvata, redente, giustificata e affermata” (Nietzsche, Frammenti postumi)

Francisco Mele

Abstract

Si può modificare il destino?  La Tyche è la Fortuna oppure, in termini sociologici, la Lotteria sociale che ci ha destinato a nascere in un momento determinato del tempo, in una famiglia particolare, in una nazione anziché in un’altra. La Fortuna è mutevole. In poco tempo tutto può cambiare. Siamo in grado di affrontare i cambiamenti che dipendono da quelli che non dipendono da noi? Il caduceo di Macrobio, simbolo della medicina e della farmacia è un valido strumento  per analizzare la funzione del prendersi cura dell’altro e affrontare le domande fondamentali dell’esserci in questo mondo.

PUBBLICATO 25 APRILE 2023 SULLA RIVISTA

LA NOTTE STELLATA

DI PSICOTERAPIA DIRETTA DA FRANCESCO COLACICCO.

PER UNA PSI-COSMOLOGIA PERSONALE E RELAZIONALE 

Il percorso di formazione di chi si prende cura dell’altro passa attraverso una lunga preparazione prima di cominciare il viaggio nel cosmo interiore e relazionale.

Attrezzarsi per non essere trascinati dalla tempesta emotiva e dalle energie soffiate sotto la pressione aggressiva che vengono ad attivare nella navicella: la stanza della terapia reale o virtuale (terapia a distanza) , richiede un addestramento che coinvolge anche le persone che si fidano o diffidano di entrarci.

Si tratta quindi di riconoscere il principio mimetico che allo stesso modo sostiene Jean-Michel Oughourlian[1] della forza gravitazionale che regola il rapporto tra i soggetti evitando lo scontro e la fusione o l’uscita dall’orbita del sistema del quale fanno parte. In questo modo il terapeuta e le persone in cura diventano dei psico-cosmonauti pronti ad affrontare e a cercare di risolvere i nodi che impediscono alla linfa vitale di circolare.[2]

Nel vaso di Pandora dopo la fuga delle potenze demoniache sono rimaste la Cura e la Speranza.

Il 2022 è finito con i venti delle guerre che si sono accentuati dopo la pandemia da Covid.

In questo articolo Goethe ci farà da guida per comprendere il caduceo dell’astronomo, un funzionario romano del V secolo, Macrobio. Goethe ha dovuto gestire la sua angoscia di morte, al punto che tale che si era rifiutato ad assistere al funerale di sua moglie. Dare parole all’angoscia è stata la sua arte di gestirla.

In questi primi giorni dell’anno 2023 religioni, politiche e sport si sono intrecciati mettendo a nudo economia, potere e credenze. Ad esempio, la morte di Pelè, di Papa Ratzinger e il campionato del mondo hanno riaperto la questione tra politeismo e monoteismo. Chi è il più grande giocatore di tutti i tempi. La discussione e la scelta di uno solo o di un Olimpo di idoli: Maradona, Messi, Ronaldo, Mbappè, ancora continuerà a scontrare tifosi-religiosi. Se ci concentriamo su alcuni significanti, il “ Santos” di Pelè o la “Rosario” di Santa Fe(fede) dove nasce il Messi(as) piccolo e malato. Il mito dell’origine si ripropone in Pelè, Maradona, poveri che grazie al calcio sono usciti dalle favelas. È da considerare il fatto che un paese enorme come il Brasile abbia bisogno di costruire un cimitero in altura, il più alto del mondo e lì è stato posato dopo tre giorni di lutto nazionale il Re del calcio. Come a dire che il dio ci guarda dall’alto. Ma anche i morti di quel cimitero rompono con quel vecchio mito di sotterrare i defunti. I tifosi-religiosi  si allontanano sempre di più dalla religione per aderire e seguire questi idoli che a differenza del Cristo diventano ricchi e famosi. Il principio mimetico che presenta una triplice valenza nell’imitazione, la ripetizione (il rituale) che deve essere ripetuto per essere efficace e la riproduzione perché c’è sempre bisogno che nascita di un nuovo idolo. Di loro si occupano i cacciatori di idoli o di teste o di piedi con la testa. 

Nell’imitazione il tifoso-religioso copia il modello e si immagina di essere lui stesso a compiere le prodezze del suo idolo. Talvolta l’idolo compie dei miracoli, come accade quando un famoso giocatore regala a un bambino malato una sua maglietta: questo bambino dalla gioia si sente guarito. Anche se la speranza di imitare l’idolo non si traduce poi nel successo che avrebbe voluto raggiungere. Una volta un bambino che palleggiava con la sua maglietta del cuore mi dice: “Vuoi scommettere quanto guadagna un calciatore e quanto un medico? Perché devo studiare se con la palla posso fare i soldi?”

Gli rispondo: “Quando stai male non deve chiamare il medico, ma devi rivolgerti a Del Piero – che era il suo idolo -.” Purtroppo questo ragazzo non è diventato né un bravo giocatore né un medico.

“Il Sacer”: rimedio o veleno

Secondo Agamben[3] il “Sacer” che ha a che vedere con il sacrificio o il sacrificabile ha un doppio valore semantico: da una parte si occupa delle cose di Dio e dall’altra potrebbe dedicarsi all’adorazione del diavolo.

Il passaggio da un versante all’altro ricorda il nastro di Moebius che in matematica ha contribuito a comprendere i famosi disegni di Escher in cui salendo una scala si arriva a un piano più basso. Chi si occupa degli altri in un impeto di generosità può scoprirsi un soggetto avido di potere al punto di portare danno all’altro e, se è un religioso, anche a sé stesso. Negli ultimi tempi sul piano religioso si sono verificate delle situazioni che rimandano al nastro di Moebius.[4]

In Spagna un vescovo comunica ai fedeli che lascerà la vita sacerdotale perché ha deciso di sposare una psicologa  esperta in satanismo. A dire il vero non so se esista una specializzazione o un master in psicologia di satana. In questi giorni ha colpito la notizia di un prete esorcista[5] che ha deciso di farsi intestare tutti i risparmi di un anziano ricoverato in una RSA. Forse l’idea che il denaro sia escrementi del diavolo avrà convinto il povero malcapitato a liberarsi di soldi per raggiungere la serenità dell’anima.

Il sacerdote ha la capacità di scacciare i demoni nella funzione dell’esorcista e attraverso la benedizione far entrare nel fedele le energie positive: in questa funzione il termine è l’adorcismo. E poi, una terza funzione che troviamo nelle persone che occupano una posizione di potere, è capace di affascinare e provocare sottomissione nell’altro nelle sue diverse conformazioni, individuale, di gruppo, comunitari e anche a livello planetario. Come mai certi soggetti riescono a imporre uno stato di dislivello nella relazione? A livello generale si parla della persona che ha un carisma particolare: è lo stregone; da dove nasce questa forza psichica che permette a qualcuno di dominare e imporre a una folla di andare a dare addirittura la vita per il capo “illuminato”? Esorcismo, adorcismo e stregoneria che appartenevano a culture primitive continuano a essere presenti sotto altre nominazioni che ha imposto la società digitale.

Rimanere incantati davanti al cellulare senza badare ai rischi quando si è alla guida oppure si attraversa una strada. Da questo sonnambulismo sociale non sono esenti neanche gli psicoterapeuti o i sacerdoti.

Michel de Certau psicanalista e gesuita aveva studiato un fenomeno di possessione accaduto in un convento di suore orsoline nel 1632 a Loudun in Francia dopo che la piccola comunità era uscita da una peste. La Madre Superiora era caduta in uno stato di possessione dopo la presenza di un famoso prete che era entrato in convento a confessare le suore. Lo stato di trance aveva contagiato poi la piccola comunità al punto che era stato chiamato un esorcista per debellare il male: perché Il diavolo era entrato in convento. Qualcosa di simile è accaduto con altre conformazioni a Roma che ha messo in crisi addirittura il rapporto con il Vaticano.

A Roma ha causato molto scalpore la situazione di un sacerdote, uno dei più grandi esponenti dell’arte sacra viene accusato anche lui di aver fatto abuso di potere trent’anni fa su alcune suore. Una domanda ci si può porre su come sia possibile conciliare la profondità spirituale con tanti anni di studi e riflessioni un “comportamento troppo umano”. È vero che i fatti riguardano un tempo molto lontano e a questo punto forse il processo di sublimazione può far sì che si passi secondo la massima dove c’è il peccato c’è la grazia. Massima che non è valida nei confronti della legge, ma per un cristiano può significare che il peccato sia sé stesso una punizione, una forma di espiazione.

Il caso più eclatante è stato l’abuso di quei sacerdoti nei confronti delle suore. Un prete in argentina è stato per questo motivo condannato a dodici anni di prigione.

Perché un sacerdote scende così in basso per approfittarsi delle suore di clausura? Forse, dal punto di vista analitico, si tratta di soggetti che sono entrati in competizione con lo stesso Dio a cui avevano giurato di servire al punto tale di sottrarre a Dio le  sue spose.

Su un altro versante si può chiedere perché una donna si innamori di un sacerdote. Il prete per la sua formazione è preparato ad ascoltare, a stare vicino nella sofferenza senza risparmiarsi in quanto ha deciso di donarsi rinunciando ad avere una propria famiglia e soprattutto a una sua  vita affettiva. Se il Sacer cede alla seduzione dell’altro, della sua devota,  entrando nel mondo del lavoro come padre di famiglia,  deve alzarsi molto presto e tornare molto tardi, non avrà più tempo di ascoltare la sua devota. Che aveva trovato la gioia di aver spinto il ministro di Dio per scegliere lei. Il dilemma allora: tra Dio e me ha scelto me.

I due serpenti che si fronteggiano nel caduceo di Macrobio rappresentano a livello simbolico il legame stretto tra il veleno e l’antidoto che si estrae dallo stesso serpente. Ma talvolta la medicina può diventare a sua volta peggio delle malattie che vuole combattere.

La stessa situazione si può verificare nel terapeuta che abusa di una sua paziente, o nel medico nei confronti della malata.

Il collegamento tra il principio mimetico secondo Oughourlian e il caduceo di Macrobio riporta la domanda che ciascuno di noi si fa se siamo guidati, costretti o siamo noi a determinare un certo percorso vitale. Perché certi rapporti di amicizia, ad esempio, che sembravano solidi si interrompono e altri si ricostruiscono con persone in ambienti che non si era mai pensato di frequentare. Storie interrotte che lasciano delle scie nei nostri ricordi soprattutto quelli che hanno avuto un’azione performante che ha deviato la nostra esistenza verso strade inaspettate. Goethe ispirandosi a Spinoza aderisce a una visione panteistica dove la forza del voler vivere è determinante nella scelta esistenziale  del pensiero che sostiene che il nostro destino sia stato già scritto. 

L’altra questione ha a che vedere con la fortuna che in una versione riguardante la nostra professione di psicoterapeuta se ci sentiamo fortunati, se riusciamo a fare nella vita l’attività che abbiamo scelto. Tanti laureati in un campo poi vanno a finire a lavorare in uno totalmente distante. In un detto orientale si afferma che chi realizza un’attività scelta da lui non è un lavoro inteso come fatica, è un vivere pienamente nell’esistenza.

Il%20caduceo%20.JPG

Il caduceo qui disegnato rappresenta il simbolo della medicina e della farmacia. Nel disegno sono rappresentati due serpenti che si attorcigliano contrapponendosi l’un l’altro intorno a un bastone.

C’è anche una versione di caduceo, in cui attorno al bastone figura soltanto un serpente. Quest’ultimo è stato adottato come simbolo dell’Organizzazione mondiale della salute – OMS.

Tale simbolo è antico; esso collega le culture egizia,  greca e romana. È uno schema molto seguito dagli esoterici, in quanto cerca di integrare astronomia, astrologia e alchimia.

Il caduceo di Macrobio ha ispirato Goethe diventandone una specie di guida intellettuale.

Pierre Hadot nel suo libro “Ricordati di vivere – Goethe e la tradizione degli esercizi spirituali”[6]– descrive lo schema di cui possiamo anche per noi servirci come guida  per comprendere i luoghi del Sé e del non-Sé[7]. La filosofia  fino a Spinoza era considerata come la disciplina  che preparava i soggetti alla morte. Il pensiero “Ricordati che devi morire” ha accompagnato i monaci che ogni sera al momento di fare l’esame di coscienza si recavano a guardare gli scheletri dei morti.

“Ricordati di vivere” si impone come disciplina, un esercizio spirituale, in cui ciascuno organizza la propria esistenza, Goethe aveva colto questo nuovo modo di pensare. 

Gli esercizi spirituali non sono  soltanto proprietà della Chiesa, riguardano l’intera umanità che grazie alle facoltà intellettive, all’immaginazione creativa e alla volontà è capace di reagire e distanziarsi dalla pressione che le impone l’urgenza della realtà reale. 

Lo schema si presenta sotto forma di due serpenti intrecciati, maschio e femmina, Daimon e Tyche, sole e luna, le loro bocche sono unite in un bacio che rappresenta Eros.

Macrobio chiama questo intreccio il nodo di Ercole perché è difficile da sciogliere; questo nodo è Ananke. La parte inferiore  dei corpi si intreccia nuovamente alla fine di una specie di bastone  da dove poi spuntano le ali. Ananke è la necessità, il destino,  l’obbligo. Il bastone è nelle mani di Hermes – Mercurio -. Si può modificare il destino?  La Tyche è la Fortuna oppure, in termini sociologici, la Lotteria sociale che ci ha destinato a nascere in un momento determinato del tempo, in una famiglia particolare, in una nazione anziché in un’altra. La Fortuna è mutevole. In poco tempo tutto può cambiare. È la dea dei giocatori. Questi sono sempre a interrogare se la fortuna è o no con loro. Quando vincono, si sentono baciati dalla dea, e quindi raddoppiano la giocata. Se perdono, non si danno per vinti, pregando la Dea di assisterli.

Per un bambino giocare è un atto che lo aiuta a gestire l’angoscia, le paure e le incertezze.

L’atto di giocare aumenta ancora di più quei sentimenti di angoscia.

Il modo di vivere costrittivo e a rischio imposto dalla situazione attuale ha messo in crisi l’attività ludica “seria”: l’economia. Le borse erano diventate delle specie di “casino” dove la dea Fortuna con gli occhi bendati poteva arricchire alcuni e impoverire altri. Il virus non ha risparmiato quel centro che gestiva il destino di tanti Paesi.

Il Daimon viene interpretato anche come il carattere, quell’impronta che ci distingue fin dalla nascita, quell’elemento unico che ci accompagna durante il tempo del nostro vissuto e che mantiene l’unità del sé all’interno delle variazioni che la vita ci impone.

Il nodo di Ercole riguarda il legame come risultato di una scelta o prodotto del caso, oppure la sottomissione a qualcuno nella forma di una persona, di una famiglia o di una istituzione. Questo nodo si riscontra nelle dipendenze patologiche. Più un soggetto vuole liberarsi dalla dipendenza, più si stringe il rapporto. Oggi viviamo il legame che si esprime tra una nostalgia di appartenenza e il desiderio di un individualismo monadico.

Nel bondage il soggetto chiede all’altro di legarlo fino al punto di rischiare il soffocamento.

Il contrario del bondage è rappresentato dalla angoscia del legame e dal desiderio di fuggire da qualsiasi rapporto che si ponga come condizionante.

Lo stalker impedisce con la forza la scelta dell’altro di andarsene. La distanza dal partner apre all’angoscia di cadere nel vuoto.

I casi patologici del legame che opprime sono rappresentati soprattutto dal bondage e altrettanto dallo stalking.

Le ali rappresentano la Speranza, la forza vera che mantiene vivo lo Spirito.

 La Speranza – per Goethe ispirandosi a G. Zoega –   appare come un essere che si leva verso l’alto. Rappresenta l’”indomabile audacia dell’animo umano” . L’audacia ha a che vedere con lo spirito nell’uomo che trionfa sulla necessità. 

Goethe evoca le ali della speranza pensando al caduceo di Hermes, che per Macrobio riguarda “l’agilità dello Spirito”. Le potenze che governano il destino umano Daimon, Tyche, Eros, Ananke, corrispondono a un sentimento di oppressione e di schiavitù; soltanto il volo dello Spirito strappa l’uomo dalla perdita di senso a cui può portare il sentimento di sconfitta. La speranza non è l’attesa nativa in cui un soggetto aspetta che arrivi magicamente una soluzione. Per il poeta, le figlie di Pandora sono Epimeleia ( la Cura) e Elpore (la Speranza). Del vaso di Pandora ci sono due versioni, nella prima, VII secolo primo dell’era cristiana, scappano tutti i mali e si diffondono nel mondo, nella seconda versione, forse nel VI secolo, dal vaso scappano le divinità della  Buona fede, la Saggezza e le Grazie che ritornano all’Olimpo, restando tra gli uomini soltanto la dea Speranza.

 “Agli occhi di Goethe – scrive Hadot –  l’azione nasce dalla speranza e la speranza si realizza attraverso l’azione”. [8]

Per superare questa fase imposta dalla situazione determinata dal Coronavirus, tutti si trovano a desiderare la scoperta del vaccino che impedisca l’azione distruttiva del virus. Questa ricerca del vaccino va contro alle idee pessimistiche e apocalittiche di alcuni religiosi che considerano la pandemia come una punizione divina nei confronti dell’uomo che si è macchiato di colpe. Di fronte a questa idea, tanti promettono di essere “più buoni” come cercando di essere perdonati e risparmiati. Su di un altro versante, opposto al religioso, si trovano coloro che pensano che sia stata la natura a ribellarsi a un comportamento distruttivo da parte dell’uomo nei confronti dell’ambiente. Anche qui ci sono riti di pentimento e azioni ad essere più attenti alla cura del mondo circostante. 

Scienza e Fede non si contrappongono come nelle strutture fanatiche nel passato come nel presente. Una Scienza che parte dalla ragione implica anche una Fede sulle virtù dell’uomo di essere capace di reagire davanti a situazioni catastrofiche. Una fede senza ragione  è cieca  portando l’uomo a una inazione autodistruttiva. 

Un pharmakon può essere utilizzato come medicina o come veleno: tale uso dipende da vari fattori, fra i quali determinanti sono il tempo e la quantità. 

La pandemia ha obbligato per un periodo  le persone a rimanere chiuse in casa e a dover ristrutturare o meglio resettare i criteri di convivenza sociale.

Molte persone hanno ritrovato nella frequentazione dei propri parenti elementi di appartenenza relativa alle tradizioni familiari ormai del tutto accantonate e ignorate. Ciò è avvenuto, dopo il primo sconcerto e qualche timore di intolleranza, nel primo periodo. Si è poi andato consolidando nella ritrovata serie di consuetudini familiari, attraverso un dialogo spesso trascurato per mancanza di tempo e conseguenti incomprensioni. Chi vive solo ha riacquistato il gusto della scrittura vera e propria o della vocalità attraverso i cellulari con l’aggiunta spesso dell’immagine, ritrovando una sorta di comunione con persone spesso da tempo non frequentate, che riemergono da ricordi di anni precedenti, con tutto il loro senso dell’amicizia, rafforzata anche dalla comune situazione di emergenza. Chi invece non rinnova questo genere di dialoghi, perché non intende riprendere antiche conoscenze ecc., deve fare i conti con la propria solitudine, lavorando su di sé. Emergono dal proprio Io interiore elementi dimenticati di anni prima, sia nel bene che nel male: l’esercizio importante è quello di sapere che cosa ricordare e che cosa dimenticare. Si deve cercare di non farsi travolgere dai pensieri negativi che sono sempre in agguato. 

Le parole pharmakon e terapia sono rivolte a un soggetto che è malato. Ma oggi non possiamo  più affermare che l’angoscia attuale sia un effetto di una malattia, ma di una reazione a una situazione reale, forse oggi la persona che nega la realtà e si presenza serena e soddisfatta nasconde un disagio esistenziale. Cambia la funzione dello psicoterapeuta, perché è impensabile separare chi è angosciato da chi non lo è. La crisi che si dovrà affrontare a livello economico e sociale parte dalla constatazione di chi è stato più colpito: è lo stesso soggetto inteso come un Sé sociale. Quindi il ruolo dello psicoterapeuta ha a che vedere con la ricostruzione che dopo questo periodo travolto da uno tzunami non ha risparmiato, in misura maggiore o minore, nessuno. La prima constatazione è che tutti siamo più poveri e non sappiamo come; la seconda è che dobbiamo fare una riflessione sul senso della vita e sul tema della morte; la terza riguarda il lutto per tutti i progetti che si avevano prima dell’inizio della crisi.

La Fortuna non è più la Dea dei Greci, ma una condizione che riguarda la difficoltà del vivere attuale, che ha colpito tutto il pianeta.

Il Daimon- carattere,  ha a che vedere con le vicende del singolo individuo, mentre la fortuna coinvolge le forze esterne  che riguardano la natura e i movimenti di massa  dei popoli. Ogni individuo, oggi, come può reagire a una situazione che non può controllare gli affetti sul piano generale e su quello individuale? Ognuno deve elaborare una serie di lutti, la perdita di oggetti e di persone che tocca il presente e il passato, e la perdita di progetti futuri.

Lo schema del caduceo permette una lettura che non corrisponde all’origine esoterica elaborata da diversi autori fino a Goethe, ma  a una serie di questioni in cui il simbolo della medicina e della farmacia possono dar conto di una situazione paradossale che è quella che stiamo vivendo.

Dal serpente si ottiene il veleno, ma dallo stesso serpente si ricava l’antidoto.

Il medico preparato per aiutare le persone a vivere è diventato nella crisi più acuta impotente a combattere e a vincere un nemico insidioso. Lo stesso medico viene colpito dalla malattia e inconsapevolmente lui stesso è diventato talvolta portatore di morte.

L’ospedale considerato come luogo eccellente della cura si è rivelato sovente un centro pericoloso per i malati. 

La morte di medici e infermieri ha lasciato una traccia di dolore e di angoscia in tutta la popolazione. 

Il sentimento più straziante da parte del personale medico e infermieristico è quello dell’ineluttabilità di certe azioni portate avanti in una forma inconsapevole che ha colpito le persone in cura. Il senso di colpa non sarà facile da elaborare, unito anche ad altre decisioni che si è dovuto prendere nei momenti più difficili quando si è dovuto scegliere chi curare e chi lasciare da parte. 

Quando l’angoscia non è più soltanto un sentimento che coinvolge una sola persona, ma l’intera comunità, si deve affrontare con nuovi strumenti che partono dalla lettura secondo la psicologia sociale. In realtà non esiste una psicologia che si riduce allo studio e alla cura di una persona che non sia interpersonale. Cambia la funzione del terapeuta in quanto non si pone come il guaritore di un malato bensì in una funzione che ricorda il lavoro di coloro che costruiscono dei ponteggi che sono utili al progetto di costruzione o di ricostruzione del Sé interpersonale, perché ciascuno dovrà a partire dalla propria realtà, riprogettare l’esistenza scegliendo le parti da lasciare  e quelle da inserire nella  ricostruzione. Il ponteggio viene poi ritirato quando la persona potrà diventare autonoma.

BIBLIOGRAFIA

Giorgio Agamben (1995), “Homo sacer” , Einaudi, Torino;

Boris Cyrulnik e Elena Malaguti (a cura di), (2005), “Costruire la resilienza. La riorganizzazione positiva della vita e la creazione di legami significativi”, Erickson, Trento;

[1]Boris Cyrulnik (2018) “Psicoterapia di Dio”, Bollati Boringhieri, Torino;

Michel de Certeau, (2005) “La possession de Loudun”, folio histoire, Gallimard/Julliard, Paris;

Pierre Hadot , (2009) “Ricordati di vivere – Goethe e la tradizione degli esercizi spirituali”,  Raffaello Cortina Editore, Milano;

Francisco Mele,  “Il volto della croce”  in www.psicologiacritica.it

idem, (2021) “Il terzo cervello è il sé relazionale”, in “La notte stellata”,  n.1;

[1]Jean-Michel Oughourlian, (1982) “Un mime nommé désir”, Grasset, Paris ;

Idem, “Il terzo cervello. La nuova rivoluzione psicologica”,  Marsilio, Venezia.

 .


[1] Jean-Michel Oughourlian, (1982) “Un mime nommé désir”, Grasset, Paris.

[2] Boris Cyrulnik e Elena Malaguti ( a cura di), (2005) “Costruire la resilienza. La riorganizzazione positiva della vita e la creazione di legami significativi”, Erickson, Trento.

[3] Giorgio Agamben (1995), “Homo sacer” , Einaudi, Torino.

[4] Boris Cyrulnik (2018) “Psicoterapia di Dio”, Bollati Boringhieri, Torino.

[6] Pierre Hadot  “Ricordati di vivere – Goethe e la tradizione degli esercizi spirituali”, Scienza e idee, Collana diretta da Giulio Giorello, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2009.

[7] Vedere “Il volto della croce” di Francisco Mele, in www.psicologiacritica.it

[8] P. Hadot, op. cit, pag. 141

TAKING CARE OF HOPE

PRENDERSI CURA DELLA SPERANZA

PUBBLICATO LA NOTTE STELLATA, RIVISTA DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

N°1 2023, diretta da Francesco Colacicco

TAKING CARE OF HOPE

“. . . nothing exists in isolation, neither in ourselves nor in things;
and if our soul has, like a string, vibrated and resounded
with happiness even once, all eternities were necessary
to determine this one event – and all eternity has,
in this one moment of our affirmation, been approved,
redeemed, justified and affirmed” (Nietzsche, Fragmenti postumi)

Francisco Mele

Abstract
Can you change fate? Tyche is Fortune or, in sociological terms,
the Lottery
that destined us to be born at a certain moment in time,
in a family
in one nation rather than another. Fortune is changeable.
In a short time everything can
change. Are we able to cope with the changes that depend
on those that do not depend on us? The caduceus of Macrobius,
symbol of medicine and pharmacy, is a valuable tool for
analyse the function of caring for others and address
the fundamental questions of being in this world.

FOR A PERSONAL AND RELATIONAL PSI-COSMOLOGY

The path of formation of those who take care of others
goes through a long preparation
before starting the journey into the inner and
relational cosmos.
To equip oneself not to be dragged by the emotional storm
and the energies blown under the
aggressive pressure that come to activate in the carrycot:
the real or virtual therapy room
(distance therapy) , requires training that also
involves people who trust or
They’re wary of going in.
It is therefore a question of recognising the mimetic principle,
which Jean-Michel Oughourlian supports,
of the gravitational force that regulates the relationship
between subjects, avoiding collision and fusion or
exit from the orbit of the system to which they belong.
In this way, the therapist and the people being treated
become psycho-cosmonauts ready to face and try to solve
the knots that impede the circulation of vital lymph .
In Pandora’s box after the flight of the demonic powers
remained healing and hope.
2022 ended with the winds of war that intensified after
the Covid pandemic.
In this article Goethe will guide us in understanding
the caduceus of the astronomer, a Roman official
of the 5th century, Macrobius. Goethe had to deal with
his anguish of death, to the point that he refused to attend
his wife’s funeral. Giving words to anguish
was her art of managing it.
In these early days of the year 2023, religions, politics
and sports have intertwined, exposing economics,
power and beliefs. For example, the death of Pele,
Pope Ratzinger and the World Cup have reopened
the question between polytheism and monotheism.
Who is the greatest player of all time. The discussion
and the choice of only one or an Olympus of idols:
Maradona, Messi, Ronaldo, Mbappè, will still continue
to clash fans-religious. If we focus on some signifiers,
the “Santos” of Pelè or the “Rosary” of Santa Fe (faith)
where the small and sick Messi (as) is born.
The myth of origin is repeated in Pelè and Maradona,
poor people who have left the favelas thanks to football.
Consider the fact that a huge country like Brazil needs
to build a high cemetery, the tallest in the world,
and after three days of national mourning, the King
of Football was laid there. As if to say that the god
is watching us from above. But even the dead in that
cemetery break with the old myth of burying the dead.
The religious-fans move away more and more from religion
to adhere to and follow these idols which, unlike Christ,
become rich and famous. The mimetic principle which
has a triple value in imitation, repetition (the ritual)
which must be repeated in order to be effective and
reproduction because there is always a need for the birth
of a new idol. They are taken care of by the hunters
of idols or heads or feet with their heads.


In imitation, the religious fan copies the model and
imagines himself to be performing the feats of his idol.
Sometimes the idol performs miracles, as happens
when a famous player gives a sick child his shirt:
the child feels healed by joy. Even if the hope of imitating
the idol does not translate into the success he would have
wanted to achieve. Once, a kid who was dangling with
his heart shirt said to me: “Would you like to bet how
much a footballer earns and how much a doctor earns?
Why do I have to study if I can make money with the ball?”
I replied: “When you’re sick he shouldn’t call the doctor,
but you have to go to Del Piero – who was his idol –. ”
Unfortunately, this guy didn’t become a good player or a doctor.

“The Sacer”: remedy or poison
According to Agamben the “Sacer” which has to do
with the sacrifice or the sacrificable has a double
semantic value: on the one hand it deals with the
things of God and on the other
to the worship of the devil.
The passage from one side to the other is reminiscent
of the Moebius ribbon, which in mathematics contributed to
understand Escher’s famous drawings in which climbing
a staircase leads to a lower floor. Who
he cares for others in an impulse of generosity can discover
himself as a power-hungry subject to the point of causing
harm to the other and, if he is a religious, also to himself.
In recent times, on the religious plane, situations have
occurred which refer back to the Moebius ribbon .
In Spain, a bishop tells the faithful that he will leave the
priestly life because he has decided to marry
a psychologist expert in Satanism. Actually, I don’t know
if there’s a specialization or a master’s degree
in Satanic psychology. In recent days, the news of an
exorcist priest who decided to have all the savings of an
elderly person hospitalized in an RSA transferred to him
has struck. Perhaps the idea that money is the excrement
of the devil will have convinced the poor wretch to get
rid of money in order to reach the serenity of the soul.
The priest has the ability to cast out demons in the role
of exorcist and, through blessing, to bring positive energies
into the faithful: in this role the term is adoration.
And then, a third function we find in people who occupy
a position of power is able to fascinate and provoke
submission in the other in its various conformations,
individual, group, community and even planetary. Why
do some people manage to impose a state of unevenness
in the relationship? On a general level, we speak
of the person who has a particular charisma: he is the sorcerer;
where does this psychic force come from which someone
can dominate and force a crowd to go and even
give his life for the “enlightened” leader? Exorcism,
adoration and witchcraft that belonged to primitive
cultures continue to be present under other names
imposed by the digital society.
Stay enchanted in front of your phone without minding
the risks when driving or crossing a road. Psychotherapists
or priests are not exempt from this social sleepwalking.
Michel de Certau, a psychoanalyst and Jesuit, had studied
a phenomenon of possession that occurred in a convent
of Ursuline nuns in 1632 in Loudun, France, after the
small community had emerged from a plague.
Mother Superior had fallen into a state of possession
after the presence of a famous priest who had entered
the convent to confess the nuns. The state of trance
had then infected the small community to the point
that an exorcist had been called to eradicate evil:
because the devil had entered the convent. Something
similar has happened with other conformations in Rome
which has even put the relationship with the Vatican in crisis.
In Rome the situation of a priest caused a great stir,
one of the greatest exponents of sacred art is accused
of having abused power thirty years ago over some nuns.
One can ask oneself how it is possible to reconcile spiritual
depth with so many years of study and reflection and
“too human behaviour”. It is true that the facts relate
to a very distant time and at this point perhaps the process
of sublimation can cause one to pass according to the maxim
where there is sin there is grace. Maximum which is not
valid against the law, but for a Christian it can mean
that sin is itself a punishment, a form of atonement.
The most glaring case was the abuse of the nuns by
those priests. A priest in Argentina was sentenced to
12 years in prison for this reason.
Why does a priest go down so low to take advantage
of the cloistered nuns? Maybe, from the point
From an analytical point of view, these are subjects
who have entered into competition with the same God
whom they had sworn to serve to the point of taking
away from God his wives.
On another side you can ask why a woman falls
in love with a priest. The priest for his
formation is prepared to listen, to be close in suffering
without sparing himself because he has
decided to give himself up renouncing to have his own
family and above all to his own affective life.
If the Sacer yields to the seduction of the other,
of his devotee, entering the world of work as a father
family, he has to get up very early and come back
very late, he won’t have time to listen to his
Devout. That she had found the joy of urging
God’s minister to choose her. The dilemma
then: between God and me he chose me.
The two serpents facing each other in the caduceus
of Macrobio symbolically represent the
close link between the venom and the antidote
extracted from the snake itself. But sometimes medicine
It can in turn become worse than the diseases it wants to fight.
The same situation may occur in the case of a therapist
who abuses a patient, or in the case of a doctor who abuses
visions of the patient.
The connection between the mimetic principle according
to Oughourlian and the caduceus of Macrobius reports the
question that each of us asks if we are guided, forced
or are we to determine a certain
vital pathway. Because certain relationships of friendship,
for example, which seemed solid,
interrupt and others rebuild themselves with people
in environments that had never been thought of
Dates. Interrupted stories that leave traces in our memories
especially those that have
had a powerful action that diverted our lives to
unexpected paths. Goethe
inspired by Spinoza adheres to a pantheistic vision
where the strength of wanting to live is
determinant in the existential choice of thought which
holds that our destiny has already been
written.
The other question has to do with the luck that in a version
concerning our
profession of psychotherapist if we feel lucky, if we manage
to do in life the activity that
We made a choice. Many graduates in one field then end
up working in a totally remote one.
In an Eastern saying it is affirmed that whoever carries
out an activity of his choice is not a work understood
as fatigue, it is a living fully in existence.

The caduceus drawn here represents the symbol
of medicine and pharmacy. In the drawing are
represented two serpents twisting and opposing
each other around a stick.
There is also a caduceus version, in which only
a serpent appears around the stick. The latter has
been adopted as the symbol of the
World Health Organisation (WHO).

This symbol is ancient; it links Egyptian,
Greek and Roman cultures. It’s a very pattern.
followed by esoterics, as it tries to integrate
astronomy, astrology and alchemy.
Macrobius’s caduceus inspired Goethe and became
a kind of intellectual guide. Pierre Hadot in his book
“Remember to Live – Goethe and the Tradition
of Spiritual Exercises” describes the scheme that
we can also use as a guide for understanding the places
of the Self and the non-Self . Philosophy up to
Spinoza was regarded as the discipline that prepared
subjects for death. The thought “Remember that you
must die” accompanied the monks who went to look
at the skeletons of the dead every evening at the
time of the examination of conscience.
“Remember to live” imposes itself as a discipline,
a spiritual exercise in which each person organises his
own life. Goethe had grasped this new way of thinking.
Spiritual exercises are not only the property of the Church,
they concern the whole of humanity which, thanks to its
intellectual faculties, creative imagination and will,
is able to react and distance itself from the pressure
imposed on it by the urgency of real reality.
The pattern is in the form of two intertwined serpents,
male and female, Daimon and Tyche, sun and moon,
their mouths are joined in a kiss representing Eros.
Macrobius calls this entanglement the Hercules knot
because it is difficult to untie; this knot is Ananke.
The lower part of the bodies intertwine again at the end
of a kind of stick from where then the wings protrude.
Ananke is necessity, destiny, obligation. The stick is
in the hands of Hermes – Mercury –. Can you change fate?
Tyche is Fortune or, in sociological terms, the social lottery
that destined us to be born at a certain moment in time,
into a particular family, in one nation instead of another.
Fortune is changeable. In a short time everything can change.
She’s the goddess of gamblers. These are always questioning
whether luck is with them or not. When they win, they feel
kissed by the goddess, so they double the game.
If they forgive, they do not give themselves up,
praying to the Goddess to assist them.
For a child, playing is an act that helps him to deal
with anxiety, fears and uncertainties. The act of playing
increases those feelings of anguish even more.
The restrictive and risky way of life imposed by the
current situation has put the “serious” recreational activity
in crisis: the economy. The bags had become a kind of
“casino” where the blindfolded goddess Fortune could
enrich some and impoverish others. The virus did not
spare the centre that managed the fate of so many countries.
Daimon is also interpreted as character, that imprint that
distinguishes us from birth, that unique element that
accompanies us during the time of our experience and
that keeps the unity of the self within the variations that
life imposes on us.
The Hercules knot concerns the bond as a result of a choice
or product of chance, or the submission to someone in the
form of a person, a family, or an institution. This node is
found in pathological addictions. The more a subject wants
to free himself from addiction, the closer the relationship
becomes. Today we live the bond that is expressed between
a nostalgia of belonging and the desire for a monadic
individualism.
In bondage, the subject asks the other to tie him up
to the point of choking. The opposite of bondage is
represented by the anguish of the bond and the desire
to escape from any relationship that sets itself up as conditioning.
The stalker forcibly prevents the choice of the other to leave.
The distance from the partner opens up the anguish
of falling into the void.
The pathological cases of oppressive bondage are
represented mainly by bondage and also by stalking.

The wings represent Hope, the true force that keeps the Spirit alive.

Hope – for Goethe inspired by G. Zoega – appears
as a being rising towards
the top. It represents the “indomitable audacity
of the human soul”. Boldness has to do with the
spirit in man who triumphs over necessity.
Goethe evokes the wings of hope thinking of
the caduceus of Hermes, which for Macrobius refers
to “the agility of the Spirit”. The powers that govern
human destiny Daimon,
Tyche, Eros, Ananke, correspond to a feeling of
oppression and slavery; only
the flight of the Spirit snatches man from the loss
of meaning to which the feeling of
defeat. Hope is not the native expectation in which a
subject waits for a solution to magically arrive.
For the poet, Pandora’s daughters are Epimeleia (Cure)
and Elpore (Hope). There are two versions of Pandora’s vase,
in the first 7th century of the Christian era, all evils
escape and spread throughout the world, in the second
version, perhaps in the 6th century, from the vase escape
the divinities of Good Faith, Wisdom and Grace who return
to Olympus, remaining among men only the goddess Hope.
“In Goethe’s eyes,” Hadot writes, “action is born of hope
and hope is realized through action. ”
To overcome this phase imposed by the situation caused
by the Coronavirus, everyone is eager to discover the vaccine
that prevents the destructive action of the virus.
This search for the vaccine goes against the pessimistic
and apocalyptic ideas of some religious who consider
the pandemic as a divine punishment against the man
who has stained himself with guilt. Faced with this idea,
many promise to be “more good” as trying to be forgiven
and spared. On another side, as opposed to religion,
there are those who think that it was nature that rebelled
against a destructive behaviour on the part of man towards
the environment. Here too there are rites of repentance
and actions to be more attentive to the care of

the surrounding world.
Science and Faith are not opposed as in the fanatical
structures in the past as in the
present. A Science that starts from reason also implies
a Faith in the virtues of man
to be able to react to catastrophic situations. A faith
without reason is blind leading man to a self-destructive inaction.

A pharmakon can be used as a medicine or as a poison:
this use depends on several factors, among which time
and quantity are determining factors.
The pandemic has forced people to stay indoors
for a period of time and have to
restructuring, or rather resetting, the criteria for
social coexistence.
Many people have found in the association of their
relatives elements of
belonging to family traditions which are now completely
set aside and ignored. This is
happened, after the first disconcertment and some
fear of intolerance, in the first period. It was then
consolidated in the rediscovered series of family
customs, through a dialogue
often neglected due to lack of time and consequent
misunderstandings. Those who live alone have
regained the taste of real writing or vocality through
mobile phones with
often adding the image, finding a sort of communion
with people often from
time not frequented, re-emerging from memories
of previous years, with all their sense
friendship, strengthened also by the common emergency
situation. On the other hand, those who do not renew
this kind of dialogue, because they do not want to take
up old knowledge, etc. , must come to terms with their
loneliness, working on themselves. Elements forgotten
from years before emerge from the inner self, both for
good and for bad: the important exercise is to know
what to remember and what to forget. One must try
not to be overwhelmed by the negative thoughts
that are always lurking.

The words pharmakon and therapy are addressed
to a subject who is ill. But today we can no longer
say that the current anguish is the effect of an illness,
but of a reaction to a real situation. Perhaps today the
person who denies reality and is serene and satisfied
is hiding an existential discomfort. It changes the role
of the psychotherapist, because it is unthinkable to
separate those who are distressed from those who are not.
The crisis that will have to be faced at the economic
and social level starts from the observation of who
has been most affected: it is the same subject understood
as a social Self. So the role of the psychotherapist
has to do with the reconstruction that after this period
of tsunami has spared no one, to a greater or lesser extent.
The first observation is that we are all
and we don’t know how; the second is that we have
to reflect on the meaning of
of life and on the theme of death; the third concerns
the mourning for all the plans that were made before
the beginning of the crisis.
Fortune is no longer the Goddess of the Greeks,
but a condition concerning the difficulty of
live current, which has affected the entire planet.
The Daimon- character, has to do with the events
of the individual, while the
fortune involves external forces affecting nature and
the mass movements of peoples. How can each individual,
today, react to a situation which cannot control the
affect on a general and individual level? Everyone has
to process a series of mourning, the
loss of objects and people that touches the present and
the past, and the loss of future projects. The schema of
the caduceus allows a reading that does not correspond
to the esoteric origin
elaborated by several authors up to Goethe, but to a
number of questions where the symbol of
medicine and pharmacy can account for a paradoxical
situation which is what
We’re living.
From the snake the poison is obtained, but from the snake
itself the antidote is obtained.
The doctor trained to help people live has become
in the most acute crisis powerless to fight and win
an insidious enemy. The same doctor is struck by the
disease and unknowingly he himself has sometimes
become a carrier of death.
The hospital, regarded as an excellent place of care,
has often proved to be a dangerous centre for the sick.
The death of doctors and nurses has left a trail of pain
and anguish throughout the population.
The most heartbreaking feeling among medical and
nursing staff is the inevitability of certain actions
carried out in an unconscious way which has affected
the people being treated. Guilt will not be easy to process,
together with other decisions you have had to make
in the most difficult moments when you have had
to choose who to treat and who to leave aside.
When anxiety is no longer just a feeling that involves
one person, but the whole community, it must be
confronted with new tools that start from the reading
according to social psychology. In fact, there is no
psychology that is reduced to the study and care of
a person who is not interpersonal. The role of the therapist
changes in that he does not pose himself as the healer
of a sick person, but as a function that recalls the work
of those who build scaffolding that are useful to the
project of construction or reconstruction of the interpersonal
Self, because each person will have to re-design his life
starting from his own reality, choosing the parts to be
left and those to be included in the reconstruction.
The scaffolding is then removed when the person
can become independent.

BIBLIOGRAPHY

Giorgio Agamben (1995), “Homo sacer”, Einaudi, Turin;

Boris Cyrulnik and Elena Malaguti (ed. ), (2005),
“Building resilience. Positive Reorganization
of Life and Creating Meaningful Bonds”, Erickson, Trento;

Boris Cyrulnik (2018) “Psychotherapy of God”,
Bollati Boringhieri, Turin;

Michel de Certeau, (2005) “La possession de Loudun”,
folio histoire, Gallimard/Julliard, Paris;

Pierre Hadot , (2009) “Remembered to
Live – Goethe and the Tradition of Spiritual Exercises”,
Raffaello Cortina Editore, Milan;

Francisco Mele, “The Face of the Cross”
at www. psicologiacritica. It;

(2021) “The Third Brain is the Relational Self”,
in “The Starry Night”, n. 1; Jean-Michel Oughourlian,
(1982) “Un mime nommé désir”, Grasset, Paris ;
(2014) “The Third Brain. The new psychological revolution”,
Marsilio, Venice. .

TEOPOLITICA DEL DIO WEB

TEOPOLITICA DEL DIO WEB

Maggio 2016

Di Francisco Mele

Analisi del potere politico secondo la teoria dei Quattro discorsi di Lacan

Il discorso corrisponde a una costruzione del linguaggio e come tale presenta la sua componente sociale; il discorso come  legame sociale tiene conto della circolazione del desiderio che organizza, colloca e distribuisce ruoli e gerarchie.

A partire dalla rivoluzione provocata da Galileo nel campo della fisica con l’apporto della matematica, Lacan utilizza concetti matematici per leggere la realtà psichica. Questo progetto si completa con l’utilizzazione dei matemi e con la nozione di topologia che, ad esempio,  rende più chiaro la differenza fra funzione paterna e padre reale. 

Tale progetto comprende quattro luoghi fissi e quattro termini o matemi che si spostano seguendo una traiettoria in senso orario o anti-orario. Il neologismo matema ha a che vedere con l’intenzione da parte di Lacan di leggere e introdurre sul piano del desiderio la matematica.

Questi matemi – che sono lettere – seguono un ordine preciso: S1, S2, a, $, che vengono a rappresentare il Significante padrone, il Significante del discorso universitario, l’oggetto piccolo a e il Soggetto barrato o scisso.

I Quattro luoghi fissi sono il luogo dell’agente o del dominio, il luogo dell’Altro, il luogo della produzione e il luogo della verità. 

luogo dell’agente                        luogo dell’Altro

____________________                        ___________________

luogo della verità                       luogo della produzione

Ad esempio, se analizziamo il discorso del padrone, questo discorso ha la seguente conformazione :

S1              S2

_____          _____

$                a

In questo lavoro ci interessa analizzare il discorso del padrone – il significante S1-  quando si trova in posizione di dominio; il significante S1 si rivolge a un altro occupato dal discorso universitario che produce quel resto designato oggetto piccolo a. 

Questo oggetto a è il risultato dell’irruzione del Significante – del linguaggio –  nel mondo del reale (definito come godimento). Il passaggio dell’essere vivente attraverso il linguaggio lascia un resto – il piccolo a – che non può essere simbolizzato. Questo piccolo a si pone come causa o motore del desiderio. Quando il godimento si scontra con la Legge (con la “elle” maiuscola ), deve rinegoziare il suo status, trasformandosi così in desiderio. 

La differenza fra desiderio e godimento è fondamentale come la differenzia tra pulsione, bisogno e desiderio. Il godimento che scavalca la Legge rimanda alla pulsione di morte. Lacan analizza l’irruzione del simbolico nel campo del godimento: come il linguaggio colpisce il Reale (godimento) e quali conseguenze produce nella costruzione del soggetto. 

 La lettura triadica della realtà include il rapporto intrecciato tra Reale, Immaginario e Simbolico. Il godimento occupa il posto del Reale. E’ da chiedersi quanto del Significante si trova nel Reale e quanto del Reale nel Simbolico e nell’Immaginario. 

Secondo questa triade – conosciuta anche come “i tre registri lacaniani”, Alain Badiou legge  il Simbolico come il rappresentante dell’assetto costituzionale dello Stato, del Diritto. Il Reale si fa presente quando la realtà mette in crisi l’assetto costituzionale. L’Immaginario viene rappresentato da tutta l’organizzazione che vorrebbe mettere in scena  nello spazio sociale il potere, l’Io del leader e il transfert del popolo che si identifica con questo leader. L’immaginario ha a che vedere con l’idea  del popolo  che crede di governare attraverso i suoi rappresentanti. In realtà in ogni forma di governo il popolo viene escluso dal potere politico ed economico. Una gestione diretta del potere da parte del popolo sarebbe impossibile. L’Immaginario ricorda il concetto di ideologia intesa come costruzione sociale che nasconde il conflitto di fondo all’interno di una società, nascondendo in questo modo il sistema di dominio basato sulla forza e sulla violenza. Secondo una terminologia foucaultiana, l’ideologia nasconderebbe un vero discorso del sequestro da parte del potere. Foucault,  ispirandosi  a Hobbes, sostiene che il soggetto, pur di salvare se stesso, cede la sua libertà. Quindi il potere si mantiene in funzione del sequestro della libertà ceduta dal suddito. Lacan mette in discussione l’idea che il godimento appartenga soltanto al padrone a detrimento dei suoi sudditi: in realtà, anche questi godono. Nella scelta del leader – che poi può anche diventare tiranno o despota – il popolo non è una vittima, ma partecipa direttamente o indirettamente all’insediamento del leader.

Nel discorso del padrone emerge, quindi, il Soggetto barrato, il Soggetto che non è  integro, padrone di se stesso. 

Il passaggio dal discorso del padrone al Soggetto scisso avviene attraverso l’Altro   che si configura nello schema precedentemente segnalato come il luogo del discorso universitario. Lacan elabora questo schema in pieno movimento del Sessantotto. La sua critica all’università come luogo di affermazione e non di critica del padrone, ha segnato il contrasto più evidente con il gruppo di studenti che volevano costringere lo psicanalista a uscire dalle aule universitarie per lottare con loro “fuori”. In seguito questa sua critica è stata ancora più forte, tanto che l’università gli impedisce di continuare le lezioni.  Egli si trova quindi ad essere rifiutato duplicemente, e dagli studenti e dall’istituzione. Nel discorso di Lacan, non si tratta più di fare la rivoluzione, che comporterebbe comunque di rimanere sempre allo stesso modello, soltanto cambiando i personaggi che occupano il potere, senza modificare o sovvertire realmente il sistema. La sovversione del Soggetto al posto della rivoluzione ha significato la condanna del pensiero lacaniano. La critica che Lacan oppone alla comunità degli esperti incapace di produrre un proprio discorso, cerca di sovvertire il paradigma stesso della costruzione del sapere. Il discorso scientifico non si sviluppa nelle aule universitarie – sostiene Lacan -, ma fuori di esse. Lo scienziato, come il filosofo, è un antipolitico sostiene Lacan,  in termini di Roberto Esposito può essere definito come l’impolitico. Lacan farebbe parte di tutti quelli che cercano di sovvertire lo schema che ha sostenuto per secoli la dinamiche politica. 

In una seconda formulazione, Lacan modifica il suo primo schema del discorso del padrone, sostituendolo con il discorso del capitalista. 

Il capitalista in posizione di dominio produce uno pseudo-sapere – cioè l’ideologia – che nasconde la violenza insita nella produzione capitalista. Nel sistema capitalista la produzione di oggetti si organizza in funzione del godimento per tutti. La figura del consumatore si pone come un ideale di soggetto in grado di raggiungere il godimento totale, come riuscirebbe a compiere illusoriamente il capitalista. La meccanica di questo discorso incentiva la competizione all’estremo, che è alla base o, secondo René Girard, che costituisce la causa principale delle frequenti crisi tra momenti di alta produzione e benessere, e momenti di profonde crisi e malessere. L’eccesso di produzione provoca a livello circolare la recessione. 

La produzione capitalista non solo genera un eccesso di produzione, ma anche un eccesso di rifiuti. Il soggetto stesso nel momento della crisi viene  considerato come un rifiuto, un esubero. Il capitalista, in posizione di comando, si avvale degli esperti che provengono dal mondo delle accademie e delle università; gli esperti si presentano in possesso di un sapere  in grado di gestire il conflitto sociale. 

Inoltre gli esperti si sentono in grado di gestire il Reale inteso come il continuo fluire del godimento che in ultima istanza è al servizio del principio di morte. Il godimento all’estremo porta  all’eliminazione dello stesso godimento.  

UCCIDERE LA GUERRA CON LA PAROLA

Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta. Gli domandarono: Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?. Rispose: Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: “Sono io” e: “Il tempo è prossimo”; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine. 10 Poi disse loro: Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, 11 e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 13 Questo vi darà occasione di render testimonianza. 14 Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15 io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. 16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; 17 sarete odiati da tutti per causa del mio nome. 18 Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. 19  Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. 20 Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. 21 Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città;  (Luca 21, 5-21)2

6. IL LUPO DIMORERA INSIEME CON L’AGNELLO; IL LEOPARDO SI SDRAIERA ACCANTO AL CAPRETTO; IL VITELLO E IL LEONCELLO PASCOLERANNO INSIEME E UN PICCOLO FANCIULLO GLI GUIDERà. 

7. LA MUCCA E L’ORSA PASCOLERANNO INSIEME; I LORO PICCOLI SI SDREAIERANNO INSIEME. IL LEONE SI CIBERA DI PAGLIA, COME IL BUE.

8. IL LATTANTE SI TRASTULLERA SULLA BUCA DELLA VIPERA; IL BAMBINO METTERA LA MANO NEL COVO DEL SERPENTE VELENOSO.

9. NON AGIRANNO PIU INIQUAMENTE Né SACCHEGGERANNO IN TUTTO IL MIO SANTO MONTE, PERCHé LA CONOSCENZA DEL SIGNORE RIEMPIRA LA TERRA COME LE ACQUE RICOPRONO IL MARE. 

10. IN QUEL GIORNO AVERRà CHE LA RADICE DI LESSE SI LEVERA A VESSILIO PER I POPOLI. LE NAZIONI LA CERCHERANNO CON ANSIA. LA SUA DIMORA SARà GLORIOSA.  (ISAIA 1, 6-10)

Agostino[1]: “Adesso non è tempo di riposo. Roma va in rovina/ Ma non morirà, se non moriranno gli uomini/ E gli uomini non muoiono, se amano Dio. L’uomo fa/ e l’uomo distrugge. Il mondo, creato da Dio, /è destinato ad andare in rovina. Ma non andrà in rovina/ né ciò che ha fatto l’uomo , né ciò che ha fatto Dio,/ se non quando sarà Dio a volerlo. Non va in rovina/ un’opera dell’uomo senza il volere di Dio: quando mai/ potrà andare in rovina un’opera di Dio, perché lo vuole / l’uomo? Andate. Andate tutti. Il momento / del riposo verrà./ Cristo ce lo ha promesso risorgendo. Quando verrà / Il momento, allora riposeremo e staremo con lui./ Staremo con lui e ameremo. Ameremo e loderemo Cristo. / Ecco quello che averrà alla fine, senza fine…/ Quale altra fine ci appartiene, se non l’approdo / Al regno che non ha fine?…. (Tutti si avviano. Agostino rimane solo. Riprende / la lettera che stava scrivendo all’inizio e vi scrive ancora qualche riga. Legge)

‘…E ancora una volta non posso fare altro /che ripetere:

IL Più GRANDE TITOLO DI GLORIA/ PER UN CAPO MILITARE è QUELLO DI

UCCIDERE LA GUERRA/ CON LA PAROLA PIUTTOSTO CHE GLI UOMINI CON LA SPADA: 

E’ QUELLO DI OTTENERE LA PACE CON LA PACE, NON CON LA GUERRA’. 


[1] Maricla Boggio, “Il tempo di Agostino”, (n. 4, 1994) , rivista Hystrio. (Roma). Per il 750° anno della fondazione dell’Ordine Agostiniano.

DAL CONTAGIO AL COLLASSO MIMETICO

L’incanto della violenza e il diversamente uguale

di 

Francisco Mele[1]

(pubblicato sulla rivista di psicologia e psicoterapia LA NOTTE STELLATA, diretta da Francesco Colacicco)

L’attraversamento della pandemia ha messo in discussione delle nostre convinzioni riguardanti i diversi piani dell’esistenza all’interno della comunità, nel mondo del lavoro,  nella nostra famiglia e soprattutto nel rapporto con gli amici.

Nei tempi di turbolenza vengono ridisegnati i gesti, i simboli, e i significati delle stesse parole.

Ad esempio tre anni fa se qualcuno rifiutava la mia mano o un abbraccio avrei pensato che quella persona fosse un maleducato, o avrei letto il gesto come un’azione ostile. In questi due anni tali gesti, quelli dell’amicizia, si sono ribaltati in gesti carichi di violenza o letti come l’intenzione di qualcuno che vorrebbe farmi del male. Addirittura è cambiato l’atteggiamento nei confronti del nemico in piena crisi pandemica in quanto ciascuno di noi avrebbe desiderato che il nemico fosse sano.

I concetti di positivo e di negativo erano stati già colpiti negli anni Ottanta con l’avvento dell’AIDS.

Il lavoro psicofisico, sociale, politico che ciascuno dovrà affrontare sarà quello di ridisegnare la mappa mentale, geopolitica o usando una terminologia più attuale si tratterebbe di resettare la Scrivania delle diverse intelligenze[2], circa una serie di tematiche, argomenti e dimensioni nei confronti della gestione del tempo, la distanza con le persone e le cose e la ricognizione e differenziazione tra mondo virtuale e mondo fino a poco tempo fa considerato reale. Molti degli incidenti avvenuti in questo periodo, come l’aumento delle esplosioni di violenza all’interno delle famiglie, sono anche da collegare alla turbolenza che ha travolto la nostra percezione di essere nel mondo. La nostra categoria è stata messa a dura prova in quanto il terapeuta deve essere in grado di aiutare l’altro a sopportare l’angoscia, la paura, la rabbia quando lo stesso terapeuta si trova a dover affrontare le proprie difficoltà. Tanti uomini in condizioni costrittive sono stati capaci anche in tali situazioni di aiutare gli altri. Tra questi Viktor Frankl, ex allievo di Freud, si è trovato prigioniero nel campo di concentramento senza per questo dimenticarsi di essere uno psicoterapeuta al servizio di coloro che gli chiedevano aiuto. Salvando le distanze tra essere ricoverato in un ospedale in piena pandemia, molti hanno vissuto sentimenti vicini a quelli provati da Frankl quando scrive:

“Poi d’improvviso, vi fu un silenzio – un violino pianse un tango, di una tristezza infinita; non era un motivo alla moda, non era banale… il violino piangeva, mentre qualcosa piangeva in me. Perché in quel giorno qualcuno compiva ventiquattro anni; questo qualcuno giaceva in una baracca del lager di Auschwitz, a poche centinaia o migliaia di metri da me, ma irraggiungibile; questo qualcuno era mia moglie”[3].


Quante familiari o amici non potevano essere vicini ai loro cari quando questi sotto l’ossigeno stavano al punto di andarsene. Cosa abbiamo imparato da questa tragedia? Agli inizi i decessi erano soprattutto di persone anziane. Ricordo un giovane molto arrabbiato con la vita che diceva: “Spero finalmente di liberarmi dai miei genitori, e così prendermi la casa”.

In una lettura tragica della psico-socio-bio-politica l’INPS ha risparmiato un miliardo e duecento milioni di pensioni, per cui tanti cinquantenni potrebbero gioire da questi numeri. Infatti un buon numero di non vax appartiene a questa categoria. Uno di loro, proprietario di un negozio di alimentari, ad alta voce mentre serviva i clienti diceva: “Se mi obbligano a chiudere l’attività perché non ho il greenpass, ho dei soldi per andarmene alle Canarie”. Rispondo al suo commento pensando che dovrebbe fare in fretta perché tutti noi che abbiamo iniziato allora a vaccinarci, fra alcuni mesi, se la teoria dei no vax fosse stata corretta, saremmo morti e quindi non ci sarebbero neanche gli impiegati della banca a dargli dei soldi. Senza rendersi conto, aggiungo, che in una catastrofe di queste dimensioni, i soldi perderebbero il loro valore. Il negoziante mi ha guardato con odio. Alcuni giorni dopo, per un caso del destino, è esploso il vulcano delle Canarie seminando nelle isole fuoco e terrore. 

Un mio vecchio professore – Arnaldo Rascowskj[4] – che aveva scritto un libro sul figlicidio, affermava che le guerre le facevano i vecchi per mandare a morire i giovani. Dopo la terribile epidemia assistiamo a un incremento della violenza giovanile e a minacce di guerra che sembrano voler  spostare  il conflitto all’interno di un paese, di una comunità scegliendo un nemico esterno apparentemente reale su cui scaricare uno violenza in crescita e soprattutto spostare  il fallimento di politiche sanitarie, sociali ecc. da parte di governi che si sono trovati impreparati ad affrontare la pandemia.

Secondo Carl Schmitt il bravo politico sa scegliere il buon nemico. Ci troviamo davanti a una classe politica che non è in grado di sostenere  una posizione perché gli eventi sono così veloci che in breve tempo si modificano le migliori strategie. La scelta del nemico serve a compattare il partito o la coalizione quando è in crisi e soprattutto a giustificare i propri fallimenti. Il passaggio da una delle migliori sanità pubbliche mondiali, come quella italiana, alla sanità privata ha visto nei primi mesi crollare l’assistenza negli ospedali. Centosessantamila morti costituiscono una cifra non di poco quando se fosse funzionata la medicina di base forse il numero sarebbe stato ridotto. Comunque siamo stati fortunati di vivere in  Europa e di ricevere in un tempo inimmaginabile il vaccino che ha salvato altre migliaia di vittime. Forse questa è la fase propizia per cominciare a definirci europei piuttosto che insistere nell’identità dei nazionalismi che portano a esasperare i conflitti. Essere europeo in un contesto globale ci darà la possibilità di sederci nei tavoli dei negoziatori che stanno ridefinendo la mappa del mondo.


Il sacrificio: la polvere e la luce

Sacro ufficio o il Sacrificio

Francisco Mele

8.10.22

Durante la pandemia si è verificata la morte soprattutto di persone anziane.

La guerra come risposta ad un immaginario parricidio si impone come l’attualizzazione del desiderio figlicida mandando i giovani a uccidersi nel fronte di battaglia. Come se la dinamica della vita avrebbe bisogno di pareggiare i conti attraverso il sacrificio di vittime e carnefici. Nella violenza e il sacro René Girard sostiene che la religione e il diritto siano gli strumento che una cultura ha per regolare il conflitto violento e non scomparire o auto-annientarsi. 

Quando il sacro viene esaltato per giustificare il desiderio dell’eliminazione dell’altro il diritto e la religione vengono strumentalizzati in funzione della volontà di potenza. Benedire le armi e premiare le vittime che vengono sacrificate all’altare della patria rivela il volto mascherato del potere che si erge al di sopra di ogni legge.

Il sacro si presenta nelle vesti dell’icona o degli idoli. Nell’idolatria l’uomo di potere si sente investito dal comando che riceve dalla divinità per decidere in questa terra chi deve vivere e chi deve morire. Non c’è una distanza tra lui investito di potere e il mandante. In questa fusione si innesta il delirio di onnipotenza perdendo la percezione completa della transitorietà del potere e la caducità dell’effimera percezione della vita. La icona costringe il soggetto a mantenere la distanza necessaria che permette di distinguere l’immagine pietrificata dell’Io che si crede Dio e il Sé che zoppica trascinando la polvereche l’io stesso solleva nel suo deambulare.

Scrive lo psicoanalista Boris Cyrulnik circa la diade gioia e infelicità e trovare alcune vie come “La gioia religiosa è priva di humor. Chi prova l'<<euforia di esistere>> si rivolge all’altro sorridendo, gli apre le braccia, gli rivolge parole gentili, ma non scherza. Lo humor è una trasformazione della sofferenza che invita a prendersi gioco della propria infelicità facendone una rappresentazione spiazzante, una sorpresa, una piroetta. Manteniamo  il contatto con l’altro ma senza presentarci come vittime lamentose. Salviamo la nostra immagine facendo sorridere il prossimo senza contaminarlo con il nostro malessere (Anaut, M., ). La gioia religiosa è una condivisione di felicità, mentre l’humor è una protezione contro l’infelicità” ( 2018, Psicoterapia di Dio, Bollati Boringhieri, Torino, pag. 199).

In una conferenza tenuta da Massimo Recalcati nella chiesa degli Artisti – invitato dal rettore don Walter Insero- lo psicoanalista espone il tema delle icone e del sacro nell’opera di Claudio Parmiggiani. Il tema che attraversa le ampie navate della chiesa riguarda la polvere e la luce per tornare di nuovo in questo viaggio che qualcuno ci ha permesso in questa vita. La metafora della stella morta miliardi di anni fa illumina ogni sera il nostro cielo. Metafora che assomiglia a quella espressa da Gesù quando dice che il chicco di grano deve morire per poter nascere come pianta. Lo psicanalista risalta il valore della polvere che delimita la forma di quegli oggetti che l’artista dopo il fumo delle ceneri ritira rimanendo in questo modo quella forma che evoca qualcosa che è rimasto nel passato. Si tratta sempre guardando queste figure di esercitare la memoria che riporta in vita qualcosa che non c’è più. Questo esercizio rimanda alla funzione della psicoanalisi di portare alla coscienza dopo aver scavato nelle macerie quei frammenti che verranno poi elaborati attraverso un metodo simile all’archeologo. Dall’archeologia del soggetto teorizzata da Paul Ricoeur si ricostruisce una storia che sostiene l’identità fluttuante del soggetto. Secondo Recalcati Parmiggiani ricorda solo un’immagine, l’imago unica, unificante, nella terminologia lacaniana si ripresenta nelle diverse vesti con cui l’autore si confronta quando ricostruisce attraverso la sua opera quella casa che è andata a fuoco nella sua infanzia ma che è rimasta come brace che si riaccende al minimo soffio del respiro. Atman, psiche, spirito, anima rimandano tutti al tema del respiro. L’opera artistica si fonda nella convinzione, come ripete lo psicoanalista, di far diventare sensibile l’insensibile. Allontanandoci in questo modo dalla teoria di Merleau-Ponty di far diventare visibile l’invisibile, tema che poi è stato anche sviluppato da Jean-Luc Marion. La questione del ricordo ritorna con Jan Assmann che studiando Maurice Halbwachs si interroga sulla memoria collettiva. Sostenendo che esiste una memoria personale individuale, ma la memoria è sempre collettiva, include sempre altri. È impossibile ricordare sempre una cosa allo stesso modo. Ogni ricordo è una ricostruzione. La psicanalisi è un processo ricostruttivo che cerca di tessere un legame fra gli eventi del passato che continuano inconsciamente a condizionare il presente.

I corpi che diventano polvere

The mimesi of priest

Francisco Mele

The mimesis of ascription allows to tie the people
of God to the figure of the priest during Mass.
In that moment when the priest becomes Christ,
when he raises the cup of wine containing the bread,
then transubstantiation takes place, that is,
the bread becomes the body and
the wine the blood of Christ.
The priest himself, moreover, finds himself
walking among the people and
perceiving himself as a poor Christ.
These passages alternate his figure
in the absolute pattern, the Christ or St. Francis,
but he then returns to being a man among men,
and may jeopardize the floating ego
of each minister of God.
Sustaining the transformation without falling
into discomfort is possible if you have developed
a good degree of spiritual intelligence.
Wisdom, when you assume an important role,
like that of the Pope, is not to forget that
you were slaves in Egypt.

The development of spiritual intelligence is not only meditation,
but the development of a gaze which is acquired
by a kind of assiduous contemplation (theory)
of the light which is “above the sensible sun. ”
Pierre Hadot quotes Plotinus’ thought when
he says that “if you don’t see the intelligible world,
you don’t see the sensible world either.
In order to be able to look at the sensible world,
one must exercise a vision of the spirit
which means acting “with an intense effort of mental vision,
piercing a material envelope of things
and going to read the formula, invisible to the eye,
which is at the origin of their materiality”. [5]
Wisdom, then, is also an exposition of the Self
which opens to the light of Being in order
to develop a clear and transparent gaze,
because “one becomes what one loves,
one becomes what one looks at”[6].

Discernimento e mimesi del sacerdote

In primo piano

LA MIMESI DEL SACERDOTE

Francisco Mele

La  mimesi di adscrizione elaborata da René Girard, permette di legare il popolo di Dio alla figura del sacerdote durante la messa. In quell’instante in cui il prete diventa Cristo, quando alza la coppa del vino che contiene il pane, allora avviene la transustanziazione, il pane, cioè, diventa corpo e il vino sangue di Cristo. Lo stesso sacerdote, inoltre, si trova a camminare tra la gente e a percepirsi un povero Cristo. Questi passaggi alternano la sua figura nel modello assoluto, il Cristo o San Francesco, ma egli poi torna ad essere un uomo tra gli uomini, e può mettere a rischio l’io fluttuante di ciascun ministro di Dio. Sostenere la trasformazione senza cadere nello sconforto è possibile se si è sviluppato un buon grado di intelligenza spirituale. La saggezza, quando si assume un ruolo importante, come quello del Papa, è non dimenticare che si è stati schiavi in Egitto. 

Lo sviluppo dell’intelligenza spirituale  non è solo meditazione, ma lo sviluppo di uno sguardo che si acquista con un tipo di contemplazione (theoria) assidua della luce che è “al di sopra del sole sensibile”. Pierre Hadot riporta il pensiero di Plotino quando questi sostiene che “se non si vede il mondo intelligibile, non si vede neanche il mondo sensibile. Per poter guardare il mondo sensibile, si deve esercitare una visione dello spirito che vuol dire agire “con un intenso sforzo di visione mentale, forare un involucro materiale delle cose e andare a leggere la formula, invisibile all’occhio, che sta all’origine della loro materialità”.[5]

La sapienza allora è anche un’esposizione del Sé che si apre alla luce dell’Essere per poter così sviluppare uno sguardo chiaro e limpido, perché “si diventa ciò che si ama, si diventa ciò che si guarda”[6].

La pratica mimesica implica un esercizio che riporta al metodo fenomenologico proposto da Husserl, l’“Epoché”. Guardare le cose come sono e non cercare di adattare le cose e i fenomeni al nostro interesse o desiderio, sospendere quindi il giudizio. L’”Epoché” implica una conversione di prospettiva, passare da un punto di vista ego-centrata a una prospettiva onto-centrata. Si tratta quindi di imparare a guardare secondo “il punto di vista dell’aquila, della nuvola o della pianta”, e non solo tener conto del punto di vista dell’altro simile a me. In questo senso l’atto mimesico implica una conversione ancora più incisiva, in quanto si impara a guardare la natura con rispetto e non cercando di modificarla secondo una prospettiva personale.

L’attività mimesica è anche un’azione interiore circa il desiderio. Perché il desiderio è segno di insoddisfazione, di mancanza, scrive Leloup seguendo Filone: “La saggezza sarà di assumere la mancanza, di vivere con essa senza dolore, e di soddisfarsi con ciò che viene dato nel momento presente. Il desiderio è potenza di esilio, ci ruba l’istante”[7].

La pratica mimesica invita l’allievo a essere presente nel presente. Perché se ci si fa rubare il presente, con esso se ne va anche la nostra vita. Riflettere sul tempo e sulla vita fa parte dello sviluppo dell’intelligenza spirituale. Passare accanto alla vita senza accorgersene porta a sentire che si è vissuti invano. Ci si affanna per arrivare a quei luoghi del non-sé dove si viene soffocati o si devono affrontare dei compiti che si anela che finiscano per sentirsi liberi. È così che nei momenti di “insight[8]” diciamo a noi stessi “la vita è volata”. Come afferrare allora il momento in cui vogliamo eternizzare l’istante? Secondo Sant’Agostino, il cambiamento dovrà essere nel desiderare quello che si ha e non nel sospirare quello che non si ha.

L’esercizio mimesico come esercizio spirituale

L’esercizio mimesico ,proposto dal maestro del teatro italiano Orazio Costa, come esercizio spirituale è un dono in cui l’allievo offre il suo corpo perché diventi lo scenario dove l’Essere si rappresenta.

La pratica mimesica nell’ambito di un testo teatrale, comporta non solo di tener conto dell’ “arco del personaggio” – come sostiene Costa -, ma anche di considerare l’arco dell’attore che si impegna annullando sé stesso per entrare nel personaggio da interpretare. Questa constatazione va verso un obbiettivo che si materializza nell’opera. L’opera si realizza nel divenire e diventa autonoma rispetto allo stesso autore. Lo psichiatra Eugène Minkowski[9], seguendo il pensiero di Bergson, analizza l’arco dell’impeto personale – l’equivalente dell’”élan vital” – scrivendo che esso è “bagnato dal divenire”, come il movimento che trascina tutte le cose. Noi siamo trascinati dal fiume della vita e crediamo di essere autori perché per un breve momento ci sembra di essere padroni di noi stessi. Nella costruzione dell’opera, l’autore, come l’attore che va in scena, sente di entrare in un altro tempo rispetto a quello della vita quotidiana. A sua volta l’attore, quando entra nel tempo organizzato dall’autore, sta uscendo dal proprio tempo. Che ne è della situazione in cui si trova l’attore, ma anche di quella dello spettatore che assiste alla rappresentazione? Come se il soggetto si fermasse in quello spazio-tempo che trascorre in un non-luogo che è il teatro. Si può considerare l’attore colui che va alla ricerca di una sua parte? Anche noi viviamo nella convinzione che qualcuno ci abbia assegnato o dovrà assegnarci una parte che ci faccia innalzare talvolta dalla quotidianità. Il tempo vissuto interpretando una parte comporta un tempo perduto a livello personale? In una rappresentazione attori e pubblico devono mettersi in una situazione in cui credere che quello che accade sia vero. La pratica mimesica comporta una formazione continua; è un lungo percorso formativo che coinvolge l’intero essere. Uscire da sé, diventare l’essere nell’Essere – come scrivono gli esistenzialisti –  è un duro e doloroso esercizio personale, perché in questo viaggio si pongono delle domande che toccano il senso della vita nella consapevolezza di essere un essere finito. Nella pratica mimesica, come nella pratica dello yoga, si entra in contatto con lo spirito universale, riconoscendosi un piccolo frammento del tutto. L’Essere non è la mera somma delle parti, neanche Esso rimane condizionato dalle parti che lo compongono, perché la vita va avanti lasciando dietro di sé tanti che credevano di essere in essa indispensabili. Dei celebri attori, ad esempio, vivono con la paura di essere dimenticati o di non essere riconosciuti al di là del personaggio che vive grazie a loro, che vengono invece ignorati. La lotta fra l’attore e l’opera da interpretare o fra l’attore e l’autore può essere un contrasto che porta a un duello senza fine. La paura di scomparire dalla memoria del “suo” pubblico prima di morire può scatenare una frustrazione che corrode l’anima sia dell’attore che dell’autore, mentre l’opera può continuare a sopravvivere ad entrambi. Il metodo usato da Costa nelle prove del suo “Amleto” rompe con la convinzione della proprietà da parte dell’attore nei confronti di un personaggio assegnato, perché ciascuno degli attori a turno interpreta secondo le richieste del maestro uno o un altro dei personaggi, o anche coralmente. In questo modo si supera la simbiosi che schiaccia talvolta la stessa personalità dell’attore. Ciò che interessa segnalare è che attraverso questo modo di lavorare l’attore acquisisce un tipo di libertà alla quale non è abituato, perché uscire dal proprio personaggio costituisce una rottura narcisistica che non sempre viene accolta dagli attori, in quanto colpisce l’ego.

THE HODIANS AND THE LOVERS: The Spiritual Anti-Bodies

The wings of hope and agility of spirit
The Caduceus of Macrobius, a salvific and mortal figure

Francisco Mele

THE SYMBOL OF MEDICINE

The caduceus depicted here represents the symbol of medicine and pharmacy. In the drawing are represented two serpents (Hermes) twisting against each other around a stick.
There is also a version of caduceus (Asclepius), in which there is only a serpent around the stick. The latter has been adopted as a symbol of the World Health Organisation (WHO).

This symbol is ancient; it connects the Egyptian, Greek and Roman cultures. It is a pattern widely followed by esoterics, as it seeks to integrate astronomy, astrology and alchemy.

Macrobio’s caduceus has inspired Goethe and became a kind of intellectual guide.
Pierre Hadot in his book “Remember to Live – Goethe and the Tradition of Spiritual Exercises”[1] describes the scheme which we can also use as a guide to understand the places of the Self and the non- Self[2]. Philosophy until Spinoza was considered as the discipline that prepared subjects for death. The thought “Remember that you must die” accompanied the monks who every evening at the time of the examination of conscience went to look at the skeletons of the deceased confreres.
“Remember to live” is the discipline in which everyone organizes their own life,

Goethe had grasped this new way of thinking. Spiritual exercises are not only the property of the Church, they concern the whole of humanity which, thanks to its intellectual faculties, creative imagination and will, is able to react and distance itself from the pressure imposed on it by the urgency of real reality.

The pattern is in the form of two intertwined serpents, male and female, Daimon and Tuke, sun and moon, their mouths are united in a kiss represented by Eros. Macrobius calls this weave the knot of Hercules because it is difficult to untie; this knot is Ananke. The lower part of the bodies is intertwined again at the end of a kind of stick from which the wings come out. Ananke is necessity, destiny, obligation. The stick is in the hands of Hermes – Mercury. Can the destiny change? Tuke is Fortune or,

page1image1776512

in sociological terms, the “social lottery” that destined us to be born at a certain moment of time, into a particular family, in one nation instead of another. Fortune is changeable. Everything can change in a short time. She’s the goddess of gamblers. These are always questioning whether luck is with them or not. When they win, they feel kissed by the goddess, so they double the game. If they lose, they don’t give up, begging the Goddess to help them.

For a child to play is an act that helps him deal with anguish, fears and uncertainties. For an adult who gambles; the act of gambling increases those feelings even more.
The restrictive and risky way of life imposed by the current situation has put into crisis the “serious” leisure activity: the economy. The bags had become a kind of “casino” where the blindfolded goddess Fortune could enrich some and impoverish others. The virus has not spared the centre that managed the destiny of so many countries.

The Daimon is also interpreted as the character, that imprint that distinguishes us from birth, that unique element that accompanies us during the time of our experience and that keeps the unity of the self within the variations that life imposes on us.
Hercules’ knot concerns bonding as a result of choice or product of chance, or submission to someone in the form of a person, a family or an institution. This node is found in pathological addictions. The more a subject wants to get rid of addiction, the tighter the relationship becomes. Today we live the bond that is expressed between a nostalgia for belonging and the desire for a monadic individualism.

THE HODIANS AND THE LOVERS
WHEN THE HATE IS STRONGER THAN THE LOVE.

The pathological cases of the bond that oppresses are represented above all by bondage and stalking. In bondage, the subject asks the other to tie him up to the point of risking suffocation. The opposite of bondage is represented by the anguish of bondage and the desire to escape from any relationship that is put as a condition.

The stalker forcibly prevents the other person’s choice to leave. The distance from the partner opens up the anguish of falling into the void.
The wings represent Hope, the true force that keeps the Spirit alive. Elpis – Hope – appears to Goethe as a being rising upwards. It represents the “indomitable audacity of the human soul” (Giorgio Zoega). Boldness has to do with the Spirit in man who triumphs over need.

Goethe evokes the wings of Hope thinking of Hermes’ caduceus, which for Macrobius concerns “the agility of the spirit. ” The powers that govern human destiny Daimon, Tuke, Eros, Ananke, correspond to a feeling of oppression and slavery only the flight of the Spirit snatches man from the loss of sense to which the feeling of defeat can lead. Hope is not the idle waiting in which a subject waits for a magical solution to come.
For the Poet, the daughters of Pandora are Epimeleia – the Cure – and Elpore – the Hope. On Pandora’s box there are two versions. The first is from the seventh century B. C. concerning the moment of the opening of the vessel when the evils spreading throughout the world run away; the second version probably belongs to the sixth century B. C. C. and then resumed in the third century A. D. C. , the divinities of Good Faith, Wisdom and Graces escape from the vase and return to Olympus, leaving only men the goddess Hope.
Scrive Hadot. “Agli occhi di Goethe l’azione nasce dalla speranza e la speranza si realizza attraverso l’azione”. [3]
To overcome this phase imposed by the situation brought about by the Coronavirus, everyone finds themselves longing for the discovery of the vaccine that would prevent the destructive action of the virus. This search for the vaccine goes against the pessimistic and apocalyptic ideas of some religious people who view the pandemic as God’s punishment of man who has been guilty. Faced with this idea, so many promise to be “more good” as seeking to be forgiven and spared. In this vein, the Seoul sect

became one of the centers of spreading the Coronavirus when the entire group of adherents had rallied around an infected woman claiming that with prayer she would be cured.
In another context-in Iran-the faithful did not take precautions because they were convinced that because they lived in the Holy City the virus would not arrive.

Supporters of certain terrorist groups claim that divine retribution has affected all of us whom they refer to as the Crusaders, especially with regard to the Western economy inhabited by infidels.

On another side, opposite to the religious, are those who think it was nature that rebelled against destructive behavior by humans toward the environment. Here, too, there are rites of repentance and actions to be more attentive to caring for the world around us. Another version was advocated by a certain political class in first-world countries, that herd immunity would generate the antibodies needed to deal with the threat of the virus.

This pseudo-scientific hypothesis has a racist connotation that separates the strong race from the weak race, which by natural selection will have to be culled; among the class of the weak were included the elderly.

The policy of “laisser faire laisser passer” was immediately shelved given the appalling results that led to an exponential growth in infections and deaths.
Science and faith are not pitted against each other as in fanatical structures in the past as in the present. A science that starts from reason also implies a belief about man’s virtues of being able to react in the face of catastrophic situations. Faith without reason is blind leading man to self-destructive inaction. A pharmakon can be used as a medicine or as a poison: such use depends on various factors, among which time and quantity are decisive.

The home confinement we have been experiencing for about a month now and will continue for months more offers dual use of the pharmakon.

Many people have rediscovered elements of belonging related to family traditions that have now been completely set aside and ignored in the attendance of their relatives. This occurred, after initial bewilderment and some fear of intolerance, in the first period. It has since been consolidated in the newfound set of family customs, through dialogue often neglected due to lack of time and consequent misunderstandings. Those who live alone have regained a taste for actual writing or vocalizing through cell phones with the addition often of the image, rediscovering a kind of communion with people often long gone, who resurface from memories of previous years, with all their sense of friendship, reinforced also by the common situation of emergency. On the other hand, those who do not renew these kinds of dialogues, because they do not intend to take up old acquaintances, etc. , must come to terms with their own loneliness, working on themselves. Forgotten elements from years before, both good and bad, emerge from one’s inner self: the important exercise is to know what to remember and what to forget. One must try not to be overwhelmed by the negative thoughts that are always lurking. The words pharmakon and therapy are addressed to a subject who is ill. But today we can no longer say that the current distress is an effect of an illness, but a reaction to a real situation, perhaps today the person who denies reality and presents himself serene and satisfied is hiding an existential distress. It changes the function of the psychotherapist, because it is unthinkable to separate those who are distressed from those who are not. The crisis that will have to be faced at the economic and social levels starts from the realization of who has been most affected: it is the same subject understood as a social Self. So the role of the psychotherapist has to do with the reconstruction that after this period swept by a tzunami spared no one to a greater or lesser extent. The first realization is that we are all poorer and we do not know how; the second is that we need to make a reflection on the meaning of life and the subject of death; and the third is about mourning all the plans that one had before the crisis began.

Fortune is no longer the Goddess of the Greeks, but a condition that relates to the current difficulty of living, which has affected the entire planet.
Daimon-character, has to do with the affairs of the individual, while fortune involves external forces affecting nature and the mass movements of peoples. How can any individual today respond to a situation that cannot control his or her affections on the general and individual levels? Everyone has to process a series of griefs, the loss of objects and people touching the present and the past, and the loss of future plans.

The caduceus pattern allows for a reading that does not correspond to the esoteric origin elaborated by various authors up to Goethe, but to a series of issues in which the symbol of medicine and pharmacy can account for a paradoxical situation that is the one we are experiencing.
From the snake you get the poison, but from the same snake you get the antidote.

The doctor trained to help people live has become in the most acute crisis powerless to fight and overcome an insidious enemy. The doctor himself is affected by the disease and unknowingly he himself has sometimes become the carrier of death.
The hospital regarded as an excellent place of care has often turned out to be a dangerous center for the sick.

The deaths of doctors and nurses left a trace of grief and anguish throughout all the population.
The most heartbreaking feeling on the part of medical and nursing staff is that of the inevitability of certain actions carried out in an unconscious form that affected the people in their care. Guilt will not be easy to process, coupled with other decisions you had to make during the most difficult times when you had to choose who to treat and who to leave aside.
When distress is no longer just a feeling involving one person, but the entire community, it must be addressed with new tools that start with reading according to social psychology. In fact, there is no psychology that is reduced to the study and care of a person that is not interpersonal. It changes the function of the therapist in that he or she does not stand as the healer of a sick person but rather in a function reminiscent of the work of those who build scaffolds that are useful to the project of constructing or reconstructing the interpersonal self, because each person will have to starting from his or her own reality, redesign existence by choosing the parts to leave behind and those to be included in the reconstruction. The scaffold is then withdrawn when the person can become independent.

This pandemic challenges the individual, society, the family, and above all, it poses a threat to an economic system whose consequences for our lives we cannot yet predict. This situation in which trust and distrust alternate, unhinging the very idea of community and family poses the question for psychotherapists of how to intervene to help others experiencing this crisis, because we psychotherapists are not out and free of the same anxieties. One significant figure was Victor Frankl, who in the concentration camp where he was imprisoned was able to help everyone who came to him as a psychotherapist. We are experiencing the same problems as our patients. This is where our skills are set in motion and, above all, our various intelligences are challenged: cognitive intelligence, emotional intelligence, relational intelligence and, above all, spiritual intelligence, which is not tied to a particular religious denomination. It is the answer I give myself, first as a human being and then as a psychotherapist in relation to three basic questions: What does death mean to me? Does life have meaning for me? How do I experience the passage of time? After almost a century, Karl Jaspers can come to us: he, who lived through the tragedy of Nazism and World War II having a limited life due to illness since childhood, said that before death we are alone. In the search for being himself, Jaspers addresses the theme of freedom, but especially the clash of limit situations in which each receives in reciprocation a referral to the question of immanence and transcendence. Faced with the borderline situation where is man: in nature, in the starry sky, or in history? The anguish of finding that wall of the borderline situation that makes us feel that the ground is moving under our feet is surely one of the most dramatic experiences. Those in this Covid period who have returned from hospitalizations after

being intubated for a period and attached to oxygen cannot find words to describe that state. Writes Jaspers, “We become ourselves by entering open-eyed into limiting situations. ” To go in with eyes open, with clear thinking, alone, is a challenge that surely a few months ago none of us would have imagined could happen.

So many who went to hospitals for treatment were faced with a journey that in their most distressing dreams perhaps many of them had never experienced. In such cases, faced with the tragedy of not being able to receive a modicum of comfort from someone one could touch, see, or hear, it seems one must agree with the great German psychiatrist’s thought. Last, in my opinion, psychotherapeutic work should be focused at this time on emotionally and psychologically supporting the health care personnel who are coping with this pandemic.

[1]Pierre Hadot, “Remember to Live – Goethe and the Tradition of the Spiritual Exercises,” Science and Ideas, series directed by Giulio Giorello, Raffaello Cortina editore, Milan, 2009.

[2]See Francisco Mele’s “The Face of the Cross” at www. psicologiacritica. it [3]Pierre Hadot, op. cit. p. 141

THE FACE OF CROSS

THE FACE OF THE CROSS 

IF YOU DON´T LOOK THROUGH A TREE THE WHOLE FOREST  YOU DON´T LOOK NEITHER THE TREE NOR THE FOREST.   (Raimon Panikkar)

Francisco Mele

IF YOU DON´T LOOK THROUGH A MAN THE WHOLE HUMANITY YOU DON´T LOOK NEITHER THE MAN NOR THE HUMANITY.

The existential quadripod

the body is understood as the temple of the Spirit and it isn´t its prision 

Everyone of us is invited to bring his or her cross, it´s a metaphor spread in the country because ¨bringing the cross¨means to assume the  inherent suffering in the life itself.

What does the cross mean from which everyone has to assume the weight?  

                                   If the cross is very heavy, the one who has to carry it is crushed, and so the metaphor is lost, becausea person crushed on the ground is not able to carry anything.

In the Gospel, Simon the Cyrenean helps Christ to carry the cross: each of us needs someone to help him carry his cross, but some refuse the help.

In the same way, we should be aware of the situation where we can help someone or let him sink.

The value of the cross has a strong symbolic value in the culture of Christian tradition: in it the vertical plane connects the dimension of heaven with that of earth, or the light with the darkness,  the spirituality with the carnality.

the horizontal plane represents the arms with which the man surrounds the world.

The existential quadripod

the body is understood as the temple of the Spirit and it isn´t its prision 

The existential quadripod

the body is understood as the temple of the Spirit and it isn´t its prision 

For years I have been working, both in psychotherapy and as a professor, to develop a scheme that I have called the “existential quadripod”: it has the shape of a cross, in which the vertical plane and the horizontal plane intersect at different levels according to the history of each one.

The vertical axis concerns the asymmetric relationship between the subject in dominant position and the subject in lower position: in Hegel it is the dialectic represented by the servo/master relationship.

In short, the pattern represents the relationship of person within the hierarchy, both in position to suffer power and in position of leadership.

The horizontal axis concerns the intersubjective relationship at the same level among siblings, friends, colleagues, schoolmates, playmates, etc.

The pattern of the cross is presented in three figures that overlap without canceling one another.

In the first figure the person is confronted with himself, with the intimate sphere of the family, that of the world of friendship or enmity.

The second figure retraces the intimate sphere but in the configuration that brings back to the houses, how the subject lived inside the homes of his parents, what feelings they evoke; the relationship with his own homes; how he lived in relation to the homes of others.

The third figure investigates the subject’s relationship with institutions, especially those that have been involved in the construction of their own identity, such as school, university, work, parish or other places of worship and youth meetings.

These institutions can be defined as “identity providers”

In the space of institutions, the places of the self and the places of the non-self are more strongly highlighted.

In the first ones it makes a project itself in the field of a social institutional project. In the second places, the subject is instead subjugated and sometimes unfairly penalised. 

This third figure re-proposes the triad of personality ethics defined by Ricoeur as “self-esteem, the encounter with the other within the right institutions. ”

The existential quadripod consists of four quadrants.

One of the two upper quadrants – the right – is filled with people who have helped us carry the weight of our cross: it is gallery of positive faces in our history.

The other of the two upper quadrants – the left – bears the faces of the people who have tried to make our cross heavier.

Of the two lower quadrants – the right one – one brings the people with whom we are able to collaborate, establishing a relationship of friendship and solidarity.

In the left quadrant are the faces of people with whom we live a conflictual relationship linked to competition, rivalry, the development of negative feelings of hatred, anger, envy, jealousy, etc.

In this diagram, the subject is located at the intersection of the two axes where, in geometric position, the intersection occurs at different levels: higher, lower than the horizontal axis, more to the right, more to the left than the vertical axis.

The different heights of the axes depend on the attitude of the people who helped or opposed our path, more or less than positive or negative.

The institutions must also be considered in this existential quadripod, in addition to people.

In the institutions, situations of injustice occur which lead to great suffering, to the point where people become sick because of the injustices they have suffered.

Often it depends on our choices and our behaviour to make the cross we carry heavier. It is ourselves, sometimes, looking for people whose negativity we are aware of, or we enter into situations where we imprison ourselves instead of getting rid of them.

The theoretical-practical work consists in assigning faces to the cross.

The schema of the existential quadripod has theoretical support that starts from the philosophy of recognition/misunderstanding developed above all by the Frankfurt School through Jurgen Habermas and in particular Axel Honneth, from the contributions of Paul Ricoeur and Emmanuel Lévinas regarding institutions and the theme of the face, and René Girard for the themes of rivalry and competition. 

For the theory of feelings and emotional intelligence I refer to Martha Nussbaum, and for the theory of drive and desire take into account the contributions of Jacques Lacan. Each subject faces the challenge between vertical and horizontal axis. On spiritual level, the vertical axis connects the divine with the human. On a psychological level, the vertical axis connects the sphere of ideas, intellect, soul with the instinctual sphere or impulses.

L’asse orizzontale riguarda il rapporto tra il soggetto e gli altri.

These two axes – horizontal and vertical – cannot be separated because the relationship with the divine, with the spirituallevel, passes through the relationship with others.

The scheme we have presented in the existential quadripod seeks to bring to consciousness the set of dynamics which are realized in each individual in all circumstances of his existence.

If the vertical axis predominates, crushing the horizontal one on the bottom, the subject risks living in surreal, fantastic, illusory world.

If, on the other hand, the vertical axis is eliminated, the subject’s life becomes arid, untranscendent, incapable of imagining different world from which he finds himself submissive.

The VERTICAL Axis seeks to bring to light the relationship with authority – the hierarchical dimension – whether the subject is living in subordinate