IL DIO WEBBIZZANTE

L’ESPOSIZIONE CONTINUA DEL SÉ

Francisco Mele,

alla ricerca del Dio webbizzante secondo un monopoliteismo assolutista

Il Dio webbizzante si presenta come il panopticon digitale che tutto controlla, trattiene, conserva, conosce, venendosi a imporre come un’istanza superiore e globalizzante. Il soggetto si trova alla mercé di un altro che gli impone e gli attiva dei desideri di autonomia immaginaria. Il soggetto si crede libero perché può scegliere la password che presto diventa obsoleta e quindi dovrà di nuovo essere reimpostata per poter credere di essere al sicuro. Le persone vivono nell’insicurezza, angosciati di essere bersaglio degli hackers che sono capaci di svelare i loro dati sensibili; questi hackers, che si presentano come dei virus, sono capaci di entrare nella banca delle loro vittime e di svuotarne il conto. Chi è preso di mira si sente in balìa di istanze superiori che possono intervenire e modificare la sua vita.

LA CERTEZZA DI CIASCUNO DI ESISTERE  NON LO LIBERA DALL’ANGOSCIA DELL’ESISTENZA, DALL’INCERTEZZA E LA PAURA DI ESSERE ALLA MERCÈ DI UN ENTE SENZA VOLTO.

ascoltare l’intervista sull’incertezza in Radioinblue del lunedì 8 aprile 2019

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El drama del verdugo y la victima

El drama del verdugo y la vìctima

publicado en el diario argentino La Razòn en el 1985

por Francisco Mele

Francisco Mele es doctor en psicología clínica. Técnico de la Secretaría de Desarrollo Humano y Familia, e integrante de la Subcomisión de Prevención en el Uso Indebido de Drogas, dependiente de la Comisión Nacional para el Control del Narcotráfico y el Abuso de Drogas. En su trabajo analiza la personalidad del adicto de tal manera que llega a preguntarse: “ ¡A quién nos dirigimos! ¿Se trata de un enfermo o de un delincuente?” La sociedad lo considera un vicioso desde la religión, se intentará salvar su alma, para ciertas corrientes de la ciencia es un psicópata, modernas concepciones de la medicina, lo señalan como enfermo, y por su parte, los psicoanalistas tratarán de escuchar a ese ser-sufriente que goza en su sufrimiento. Continua a leggere

IN CASA DELL’AMAT0 NEMICO

Crisi: aumentano separati in casa, e l’odio puo’ accendere miccia violenza

Associazione avvocati matrimonialisti italiani, una coppia su tre per ragioni econimiche vive sotto stesso tetto

Roma, 14 giu. – (Adnkronos) – Crescono i divorzi e le separazioni, una coppia su tre in Italia si divide per diversi motivi tra cui la crisi e proprio quest’ultima e’ il motivo dell’aumento dei separati in casa: coppie ‘scoppiate’ che pero’ non si possono permettere di vivere in case diverse e di pagare avvocati e mantenimento. “Le separazioni in casa sono un fenomeno molto antico in Italia – ha detto all’Adnkronos Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani – C’e’ anche un film del 1986, ‘Separati in casa’ di Riccardo Pazzaglia, che descrive, anche se in versione commedia, la vita di due coniugi che decidono di separarsi ma di continuare a vivere sotto lo stesso tetto”.
“Attualmente quello dei separati in casa – ha sottolineato Gassani – e’ un fenomeno legato strettamente alla crisi economica, anzi e’ direttamente proporzionale alla crisi, e non e’ quantificabile dato che non emerge nell’immediato ma solo nel caso in cui i figli, con il passare del tempo, lo raccontino a scuola o agli amici, o uno dei due della coppia inizia un’altra storia. Possiamo dire comunque che una coppia su tre si separa – ha precisato Gassani – e che una percentuale, in crescita, data la mancanza di denaro per avvocati o per il mantenimento, decide, gioco forza, di vivere sotto lo stesso tetto ma con vite separate: stanze separate, amici separati, vacanze separate, storie separate. Il vivere da separati sotto lo stesso tetto colpisce in particolare il ceto medio e famiglie in situazioni economiche precarie, alle quali una separazione darebbe il colpo di grazia”.
“Certo che vivere separati in casa puo’ innalzare la tensione nella coppia – ha continuato Gassani – i due non si sopportano, non si amano anzi si odiano e con l’odio si puo’ arrivare all’atto di violenza, si puo’ accendere una miccia e far esplodere la violenza appunto”. (segue)

(Adnkronos) – Dello stesso avviso dell’avvocato Gassani e’ anche Francisco Mele, psicoterapeuta della famiglia e criminologo: “Le separazioni creano nuovi poveri, sappiamo di padri o madri costretti a vivere in auto perche’ non possono permettersi una casa in affitto – ha detto Mele – Sono costose, per questo magari la coppia finisce con il vivere nella stessa casa ma in regime di separazione: una situazione che crea non pochi problemi e che in casi estremi può portare alla violenza”.”C’e’ un altro aspetto pero’ da non sottovalutare – ha sottolineato Mele – chi nella coppia che si separa decide di rimanere nella stessa casa per controllare l’altro, per controllare il nemico ed intervenire con un atto estremo di violenza. Il nemico serve a compattare la propria identita’ e soprattutto a giustificare il proprio fallimento: si innesca cosi’ una guerra che in realta’ nessuno vince e che va avanti senza sosta. Il problema piu’ grave e’ la presenza di figli che solo quelli che pagano di piu’ di tutti in una situazione cosi’ grave e che prima o poi si vendicheranno”.

IL CLIMA CULTURALE DI PAPA FRANCESCO


IL PROF. DI PSICOLOGIA, PADRE BERGOGLIO, Papa Francesco o Papa Francisco

Intervista a
A Francisco MELE
Da Anna Grotta
Rivista Caos-informa N 63

D. – Con il nuovo Papa lei condivide le stesse origini italiane e l’appartenenza successiva all’Argentina, a causa dell’emigrazione dei vostri genitori.

R. – Sì, io sono nato in Italia, ma quando avevo pochi anni i miei sono andati in Argentina perché la famiglia aveva delle terre laggiù. Padre Bergoglio era di genitori italiani, ma è nato già in Argentina.
Il rapporto di Papa Francesco con quel Paese riguarda prima di tutto il suo legame con i Gesuiti argentini. Il Collegio del Salvador di Buenos Aires è uno dei collegi più antichi del paese; nasce intorno alla metà dell’Ottocento, quando i Gesuiti, dopo l’espulsione dell’Ordine, hanno potuto tornare in Argentina e hanno dato vita a una scuola di eccellenza per formare la classe dirigente del Paese, consentendo anche a non abbienti meritevoli di frequentare i corsi. Verso la metà degli anni Sessanta Papa Francesco – allora padre Jorge Mario Bergoglio – vi ha tenuto la cattedra di psicologia, lasciando poi l’insegnamento per la sua nomina a Provinciale dell’Ordine, ma ritornandovi dopo un certo tempo a ricoprire il ruolo di Rettore e Responsabile Spirituale della Comunità del Collegio del Salvador.
Agli inizi degli anni Sessanta nel complesso del Collegio del Salvador nasce la Universidad del Salvador, dove io ho conseguito la laurea in psicologia. Rettore era il famoso pensatore Ismael Quiles, che è stato maestro del noviziato di padre Bergoglio e suo professore di filosofia. Fin dalla mia adolescenza avevo seguito le lezioni di questo studioso illuminato, e attraverso i suoi insegnamenti avevo scelto di frequentare l’università dei Gesuiti.
Anni dopo che Papa Francesco aveva insegnato psicologia al Collegio del Salvador, la stessa cattedra è stata assegnata a me, e l’ho poi mantenuta per dieci anni, fino a quando cioè sono venuto in Italia, mandato dal Ministero della Sanità, per seguire al Ce.I.S. – Centro italiano di Solidarietà un corso sul’uscita dalla tossicodipendenza – di cui già mi occupavo a Buenos Aires – e sono poi rimasto in questo Centro a dirigere il Settore di Terapia Familiare Continua a leggere

PADRI SEPARATI
i nuovi clochard


Hopital de la Salpetriere

Valentina Marsella
6-05-12

Padri separati i nuovi reietti d’Italia

Una crisi, commenta Mele, che “non tocca più solo i figli, ma anche i genitori. Penso ai padri separati e alle madri sole con figli a carico. Gente comune che non ha scelto liberamente di finire in strada, che non ha avuto il tempo di elaborare la perdita dei luoghi dove ci si sentiva protetti, catapultata nella giungla della guerra quotidiana”. Continua a leggere

LA PERDITA DEL LAVORO E SUICIDIO / La Repubblica- Napoli

Crisi: psicologo su suicidio Napoli, perdita lavoro produce crollo autostima in uomini

Roma, 30 apr. –
(Adnkronos) -”La perdita di una base sicura di lavoro, e quindi di solidita’ economica, toglie alla condizione maschile quel punto di appoggio fondato sull’autostima circa la propria posizione nel mondo che e’ prerogativa essenziale del loro universo rispetto a quello femminile . Se ‘l’organizzatore esistenziale’ della vita e’ la riuscita nel lavoro, venendo a mancare tale elemento, l’individuo si sente insicuro e crolla emotivamente”. Cosi’ lo psicanalista e criminologo Francisco Mele commenta all’Adnkronos la lunga scia di suicidi per motivi economici, l’ultimo quello del portiere che si e’ tolto la vita a Napoli dopo essere stato licenziato. “In questo gesto definitivo -spiega Mele- coesistono due elementi, il meccanismo di attacco e il meccanismo di difesa: di attacco, perche’ e’ come se si volesse colpire con un atto ideale e morale il presunto nemico, per lasciarlo confuso, disorientato e dubbioso; di difesa, per preservare dalla distruzione quel poco che resta della propria dignita’. Nel caso specifico del suicidio di Napoli, l’uomo aveva perso la madre e la sua famiglia, la moglie lo aveva lasciato e se ne era andata con i figli. Cosi’ ha finito per sentirsi colpevole di tutte le sue disgrazie. E si e’ impiccato: un’azione che riproduce la dialettica del boia e della vittima. Il portiere insomma e’ diventato boia e vittima di se’ stesso”. “Sarebbe necessario – sottolinea lo psicologo, che e’ curatore di un blog (www.psicologiacritica.it ) dove si approfondiscono queste tematiche- creare dei Centri finalizzati a portare aiuto alle persone afflitte da disagi economici e affettivi, uno di questi e’ stato aperto per gli imprenditori dal Sole 24 Ore”.

BAMBINO UCCISO DAL PADRE

2009 > 02 > 26 > Cronaca >

MILANO-MELE: SU OMICIDIO AL CONSULTORIO, PADRE NON HA SOPPORTATO LIMITE LEGGE

LO PSICOTERAPEUTA, GUERRA IN ATTO DI TUTTI CONTRO TUTTI CADUTI I CONFINI DEL CONFLITTO
Roma, 26 feb. (Adnkronos) – ”Il caso del bambino ucciso dal padre al consultorio e’ l’ultimo di una lunga scia di delitti della guerra in atto di tutti contro tutti, in cui i confini del conflitto sono scomparsi e non esistono piu’ luoghi protetti”. Lo sottolinea all’ADNKRONOS il criminologo Francisco Mele, specializzato in terapia familiare e autore di numerosi saggi come ”Le spie dell’incertezza. Scuola, famiglia e istituzioni” e ”Il disincanto-Le Patologie dell’abbondanza”, scritto insieme a Maricla Boggio e a R.Bortino, commentando la tragedia che si e’ consumata ieri a San Donato Milanese, protagonista un egiziano che dopo aver ucciso il figlio di nove anni, si e’ tolto la vita.
”Occorre -ricorda Mele- considerare il conflitto culturale presente in quasi ogni famiglia. La lotta per imporre il modello educativo di provenienza della famiglia d’origine della madre o del padre diventa una battaglia fra i coniugi, e non sempre si arriva a un’intesa di mediazione. Fra le due parti contendenti si pone implicitamente il quesito: a chi appartiene il figlio?”.
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LA CRISI DEL MODELLO AZIENDALE ITALIANO

2009
Pubblicato in CaosInforma 29

La crisi economica è il risultato di una guerra che sta attraversando tutti gli strati sociali in ogni paese; una crisi che è anche un riflesso delle tensioni che viviamo oggi perché nella società moderna si è innestata un’accelerazione, un aumento della competizione di tutti con tutti: è così che il collega di lavoro, in altre occasioni sentito come collaboratore, diventa un nemico da sconfiggere.

La crisi economica attuale rappresenta un’opportunità per modificare il paradigma della violenza propria della guerra economica. Si deve tendere a passare da una logica diadica della competizione all’estremo per una logica triadica dell’etica e del rispetto di una legge più equa che armonizzi il mercato. Continua a leggere