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Quelli che si spogliano sul web

Quelle che si spogliano sul Web

13/5/2010
Si evolve il fenomeno delle “cam girl”
Le chiamano “cam girl”, sono le ragazze che, a pagamento, si spogliano davanti alle web-cam e si mostrano su Internet. Il fenomeno, un tempo circoscritto alle ragazze più giovani, sta cambiando pelle e sta contagiando anche le donne più adulte, interessate a garantirsi una certa entrata extra senza troppo sforzo.

Secondo un sondaggio lanciato da Pianetadonna.it, proprio la prospettiva di guadagnare bene senza troppa fatica invoglia a provarci la metà di un campione di 1613 intervistate. Alla domanda “Tante casalinghe e studentesse nude sul web, cosa ne pensi?”, ben il 50% ha risposto che vorrebbe farlo proprio per questo motivo. Un altro 22% dichiara invece che non lo farebbe mai, anche se non condanna chi la pensa in modo diverso. Il 28%, invece, considera il fatto come una forma di prostituzione, ma c’è anche piccola minoranza, il restante 1%, che dichiara tranquillamente di spogliarsi per il Web o di averlo fatto in passato. Sull’onda del fenomeno, sarebbe anche nata una nuova professione: “webcam girl trainer” che si propone di ottimizzare il lavoro delle cam girl.

Il sondaggio nasce sulla scia di un’inchiesta realizzata nel 2006 dal portale Studenti dal titolo “Il mio corpo mi paga gli studi”. Il sondaggio denunciava un fenomeno che suscitò scalpore nell’opinione pubblica: da un’indagine risultava infatti che il 21% delle studentesse (e si trattava di circa 75.000 ragazze) utilizzava il proprio corpo per mantenersi all’Università.

Il dato più significativo e preoccupante, secondo Francisco Mele, psicoanalista, specializzato in terapia familiare e autore di numerosi saggi è che “da questa inchiesta emerga il desiderio di partecipare a tale pratica da parte di un numero cospicuo di donne, e il fatto che esse non ne considerino il lato negativo, ma invece sentano questa opportunità come un diritto ulteriormente acquisito. A ciò si aggiunga la crisi economica, in cui la ricerca di trarre guadagno da qualche attività ha fatto ulteriormente crollare barriere di dignità, giustificando la vendita di sé come cosa ludica ed esibibile”.

Un altro dato di fatto negativo, secondo l’esperto sta nelle caratteristiche di Internet come mezzo di comunicazione: “Il mezzo di comunicazione, più è largo, diffuso e anonimo, come in questo caso la web cam, più elimina il soggetto in quanto persona. Si perde in questo modo – ha continuato Mele – il rapporto diretto dell’Io-Tu che risponde all’ordine etico e consente la conoscenza reale di due individui che dialogano. Viene a cancellarsi la coscienza morale e critica, ed è estraneo il senso di colpa di fronte ad un anonimato che protegge e incoraggia alla trasgressione vista come norma”.

Insomma, secondo Mele la web cam si trasforma in un occhio anonimo, asettico, universale e non accusatore. La persona che si fa riprendere, o che riprende se stessa, si dissocia da sé come se vedesse tutta la scena dal punto di vista dello spettatore, che gode nel guardare e nel guardarsi. Spiega l’esperto: “L’illusione di poter controllare e di essere padrone di se stesso con la banale scusa che quello che si fa, lo si fa per guadagno in realtà ha a che vedere con lo sviluppo della pulsione escotofilica, cioè della erotizzazione dell’occhio, che tutto osserva segmentando e riducendo a sezioni ciò che dovrebbe essere visto nel contesto dell’intero corpo”. Mele ha sottolineato poi come “la donna si crede in grado di essere lei a gestire in tal modo il potere, mentre in realtà è uno strumento del potere e del consumismo che la gestisce”.

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