OSSERVATORIO DI PSICOLOGIA NEI MEDIA

MIO CARO NEMICO
Autore: Francisco Mele

Di Giuseppe Preziosi

Ognuno di noi è dotato di un arsenale bellico che utilizza nel campo di battaglia del quotidiano. Come procedere al disarmo? Che possibilità hanno di farlo la psicologia, la psicoterapia, la psicanalisi?

Nel suo scritto Francisco Mele propone una polemologia della famiglia che permetta una analisi delle dinamiche di potere e resistenza che agiscono all’interno di un contesto microsociale. Seguendo la distinzione operata da Michel de Certeau è possibile definire come strategia il processo attraverso cui le istituzioni organizzano il campo all’interno del quale sistemare i soggetti, classificarli, assoggettarli. La strategia è predefinita e pianificata; la tattica invece è del soggetto che organizza una resistenza alle strategie del potere, una via di fuga dalle maglie strette del controllo. Nelle famiglie ognuno detiene un tipo di potere e ognuno deve trovare tattiche per eludere quello dell’altro, sintomi come tattiche di guerriglia; l’altro della relazione diventato il nemico, assunto a organizzatore esistenziale, l’elemento su cui si formano, deformano, strutturano le tattiche nell’ambito delle più intime interazioni. Lunghi combattimenti di trincea, estenuanti, debilitanti, immobili nella determinazione dello sfinimento del nemico; l’anoressia, il tentativo di una figlia di non farsi consumare dalla madre e l’incarnazione del desiderio del genitore di affamare la progenie. E come un film di spie hollywoodiano le informazioni cruciali sul nemico si utilizzano nel momento decisivo per abbattere le difese così le coppie mostrano di conoscere i punti deboli l’uno dell’altra e di saperli usare per spostare gli equilibri del conflitto, fascicoli con informazioni confidenziali da recuperare quando la carne è aperta, quando fa più male, quanto è tatticamente più fruttuoso.

Come ti trovi? Perché ti trovi? Dove ti trovi?
Sei perso dentro freddo e caldo fuori
La gente torna a casa e non riesce più ad uscire
Molti escono di casa e non vogliono tornare
Pareti di una stanza che si stringono
profili di ombra scura si ingrandiscono
Pandemia diffusa
Nevrosi depressiva
Casi lievi che li trovi li distesi per la vita
Bastardo che mi rubi il sonno sei qui con me
Mille passi più lontano sempre con me
Io non ti riconosco somigli a me
all’altra metà di me
Io e la mia ombra
Io e la mia ombra
Io e la mia ombra
Solo io e la mia ombra
E’ come avere un cane dallo sguardo scuro che ti gira intorno
Ti segue notte e giorno
In fuga andando incontro al tempo con inappetenza al tuo futuro
Fottuto faccia al muro
E provi a risvegliarti
Non riesci più a rialzarti
Insofferenza manifesta prima e dopo la tempesta
Bastardo che mi rubi il sonno sei qui con me
Mille passi più lontano sempre con me
Io non ti riconosco somigli a me
all’altra metà di me
Io e la mia ombra
Io e la mia ombra
Io e la mia ombra
Solo io e la mia ombra

Casino Royale
C’è una guerra lì fuori. Non so bene quando sia iniziata o se ha mai avuto in realtà un inizio definibile ma si sente nell’aria. Una guerra che è l’incastro del traffico e la nevrosi del parcheggio; macchine e motorini ostili parcheggiati su marciapiedi, isole pedonali, aiuole; c’è guerra nelle file alle poste con anziani che sbattono pugni contro i vetri, nelle voci che dall’ anonimato della folla lanciano insulti agli impiegati; c’è guerra sui muri delle città, nei bagni dei locali dove tra scritte, disegni e incisioni si litiga tra comunisti e fascisti, tra fierogay e fieroetero, tra laziali e romanisti, tra nord e sud. C’è una battaglia in atto tra chi chiede diritti e chi indebita il futuro di una generazione, ci sono guerre dietro il velo delle missioni di pace in cui è coinvolta l’Italia. Ma c’è guerra anche nel bambino che dittatorialmente costringe la madre alle sue brame o nelle occhiate di una anziana signora verso la nuora; nel sintomo anoressico di una giovane ragazza, nella sigaretta spenta sul braccio di un adolescente.

Ognuno di noi è dotato di un arsenale bellico che utilizza nel campo di battaglia del quotidiano. Come procedere al disarmo? Che possibilità hanno di farlo la psicologia, la psicoterapia, la psicanalisi?

Nel suo scritto Francisco Mele propone una polemologia della famiglia che permetta una analisi delle dinamiche di potere e resistenza che agiscono all’interno di un contesto microsociale.

Seguendo la distinzione operata da Michel de Certeau è possibile definire come strategia il processo attraverso cui le istituzioni organizzano il campo all’interno del quale sistemare i soggetti, classificarli, assoggettarli. La strategia è predefinita e pianificata; la tattica invece è del soggetto che organizza una resistenza alle strategie del potere, una via di fuga dalle maglie strette del controllo. Nelle famiglie ognuno detiene un tipo di potere e ognuno deve trovare tattiche per eludere quello dell’altro, sintomi come tattiche di guerriglia; l’altro della relazione diventato il nemico, assunto a organizzatore esistenziale, l’elemento su cui si formano, deformano, strutturano le tattiche nell’ambito delle più intime interazioni. Lunghi combattimenti di trincea, estenuanti, debilitanti, immobili nella determinazione dello sfinimento del nemico; l’anoressia, il tentativo di una figlia di non farsi consumare dalla madre e l’incarnazione del desiderio del genitore di affamare la progenie. E come un film di spie hollywoodiano le informazioni cruciali sul nemico si utilizzano nel momento decisivo per abbattere le difese così le coppie mostrano di conoscere i punti deboli l’uno dell’altra e di saperli usare per spostare gli equilibri del conflitto, fascicoli con informazioni confidenziali da recuperare quando la carne è aperta, quando fa più male, quanto è tatticamente più fruttuoso.

Leggendo gli esempi clinici riportati si alza il velo che copre tragiche storie familiari rivelando i meccanismi, le dinamiche, la rete conflittuale e strategica sottesa che riproducono un vero campo di battaglia di una guerra in corso dove tutti gli atti, i sintomi acquistano il valore di una mossa sullo scacchiere.

La vita di un direttore ammnistrativo che al difuori del lavoro si dedica alle sue trasgressioni, cocaina e rapporti non protetti con omossessuali, trans e anziane prostitute. Cosa nascondono queste spinte irresistibili? La rivalità con un fratello più apprezzato dal padre, il desiderio di infangare il buon nome del genitore mettendosi a rischio di essere scoperto, la componente di competizione che viene esasperata dall’uso di cocaina.

Ferdinando che di vendica con la madre psicologa mostrando il suo insuccesso scolastico nella scuola in cui lei lavora e con il padre psicologo che si occupa di dipendenze rischiando di diventare tossicodipendente.

Lo scritto di Francisco Mele fornisce un armamentario di pensiero, riflessione che attraversa in modo fecondo e originale le teorie di Freud, Lacan, Ricoeur, Derrida, Foucault, von Clausewitz, Girard perché “analogamente alla guerra, il terapeuta che deve gestire una situazione di violenza-di duello-in cui il paziente mette in atto delle tecniche di guerra quotidiana… nel rapporto di transfert, deve essere in grado di contenere l’azione violenta, disarmando il paziente… lo scopo è di ritrovare una pace o imporre una tregua che permetta l’inizio di un processo di riflessione…“.

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