LE SPIE DELL’INCERTEZZA famiglia, scuola, istituzioni
LUISS MEDIA NEWS

Luiss Media News – n°626

Lucio Fava del Piano

Le spie dell’incertezza di Francisco Mele, indagine sulla formazione della personalità dei giovani

Crescere nell’instabilità di oggi

La crisi di famiglia, chiesa e scuola, i problemi delle “organizzazioni del bene”
Quali sono le “possibilità che una struttura in crisi possa aiutare delle persone in crisi?” E’ questo l’interrogativo di fondo da cui prende le mosse Francisco Mele, psicoanalista argentino trapiantato ormai da vent’anni in Italia, che ha raccolto il frutto della sua ricerca nel volume Le spie dell’incertezza. Famiglia, scuola, istituzioni. La costruzione del Sé allo sbando. Bulzoni,Roma 2004
Mele parte dalle individuazioni delle strutture all’interno delle quali si formano la personalità e il complesso dei valori di un individuo: la famiglia, la scuola, le istituzioni in genere. “Quando questi sistemi si mostrano inadeguati – prosegue l’analisi dello psicoanalista– subentrano le organizzazioni del bene, cioè le comunità terapeutiche, le case-famiglia, i programmi di recupero, i centri di ascolto, eccetera”.
Stando così le cose, se un numero elevato di adolescenti e giovani mostra carenze nella personalità, cosa che sembra verificarsi nella realtà attuale, è facile porsi il dubbio che non solo la famiglia, scuola ed istituzioni possano essere incapaci di assolvere al loro compito, ma che anche le “organizzazioni del bene” attraversino un periodo di crisi.
“Scopo della mia indagine – scrive Mele nell’introduzione – è mettere in luce le ragioni della crisi attuale che, a differenza di altri periodi, tocca perfino le organizzazioni del bene; di esse, in particolare, indago le anomalie (…) e tento di darne un’interpretazione che consenta il superamento della crisi attraverso un rapporto consapevole con gli operatori”.
Tutto il discorso va inserito in un periodo attuale definito di “transizione” e in un’ampia realtà sociale di riconosciuta difficoltà, tanto che quello che si pone alle diverse strutture viene definito “il compito di educare in un contesto di incertezza”.
La crisi del periodo attuale nasce, nella visione di Mele, dall’avvenuta rottura del legame famiglia-Chiesa-scuola, capisaldi sui quali era precedentemente incardinato il percorso di formazione e sviluppo della personalità dei giovani. Queste tre organizzazioni, nei decenni precedenti, avevano ciascuna un ruolo ben definito e circoscritto: la famiglia si occupava di preparare all’ingresso nella sfera sociale, “mantenendo rigidamente il rispetto dei ruoli”; la Chiesa curava la sfera spirituale dell’individuo, insistendo sulla disciplina morale; la scuola preparava i cittadini e i lavoratori che potessero rispondere alle esigenze del mercato.
Oggi queste regole non valgono più secondo Mele, che vede questi argomenti con le lenti di un cattolico, per specifiche ragioni che vanno a toccare ciascuna delle strutture su cui era imperniata la formazione della personalità.
La famiglia perde forza nel momento in cui si allarga, si disarticola, ma anche nella misura in cui aumentano le donne che lavorano e che, di conseguenza, possono dedicare meno tempo all’educazione dei figli; la chiesa subisce la convivenza, quasi la concorrenza, di altre forme di spiritualità; e anche le prospettive di lavoro, cui la scuola preparava, divengono più nebulose, man mano che il progresso tecnologico rende rapidamente obsolete le competenze acquisite.
Tutti questi fenomeni generano una fondamentale instabilità, che impedisce ai giovani di fare previsioni e progetti a lungo termine per il proprio futuro e, di conseguenza, li condizione nella piena formazione della personalità.
Sulla base di queste premesse ,la prima parte del libro è incentrata sull’analisi della famiglia e della scuola.
Successivamente, un capitolo è dedicato al multiculturalismo, del quale si esaminano i problemi, legati all’inserimento degli immigrati in un tessuto sociale. Spazio anche ai rapporti con le minoranze culturali e alle considerazioni derivanti da un’esperienza diretta.
Mele entra poi nel vivo della sua analisi sui disturbi e sui problemi della personalità. E pone una questione che mostra di ritenere di fondamentale importanza: “Prendersi cura dell’altro pone due importanti interrogativi dialettici: chi è colui che si prende cura e chi è colui che viene preso in cura?”
Nelle pieghe di questi interrogativi, secondo il sociologo argentino, emergono le dipendenze patologiche. E secondo Mele, nell’odierna società dei consumi, il malessere si caratterizza per la difficoltà di riconoscerlo, rappresentarlo mentalmente e dargli parola. Poter soddisfare i propri capricci, non è riconosciuto una patologia, ma viene considerato prova della propria libertà. Una situazione così diffusa che Mele arriva a sostenere che “siamo tutti borderline”.
Discorso cui non sfugge la scuola. In questa realtà, infatti, lo studente è sempre più caricato di impegni, ma anche di obiettivi e di aspettative, che arrivano a scatenare perfino la competitività dei genitori, soprattutto nel caso in cui questi ultimi siano separati e trovino nel figlio un comodo terreno di sfida.
L’analisi si concentra poi sulle “organizzazioni del bene”, analisi che prende in considerazione non solo i rapporti e le azioni verso i “pazienti”, ma anche i meccanismi che presiedono al funzionamento di tali strutture e i rapporti che le stesse stabiliscono con gli operatori che lavorano al loro interno. Questi ultimi rapporti vengono esaminati con particolare attenzione, per stimolare la riflessine proprio in quegli operatori che l’autore ha l’ambizione di coinvolgere nel possibile miglioramento delle organizzazioni.
Il libro si chiude con una serie di dialoghi su temi specifici tra l’autore e altri studiosi della materia: Lucia Boncori, Piero Cattaneo, Arrigo Miglio, Jesùs Castellano Cervera, Luigi Squarzina, Giacomo Marramao, Agnes Heller, Luisa Mele e Wilbur Ricardo Grimson.

I commenti sono chiusi.