Dramma in centro città: portiere si impicca, avrebbe perso lavoro

VIRGILIO NAPOLI

La soffocante crisi economica nel cuore di Napoli, in un’abitazione di corso Garibaldi: l’uomo, 56 anni, viveva in solitudine e soffriva di crisi depressive. È il secondo caso in pochi giorni in città

L’ultimo dramma figlio della crisi prende forma nel cuore di Napoli, in un’abitazione di corso Garibaldi. Un uomo di 56 anni, portiere, si è tolto la vita impiccandosi: circa un anno fa aveva ricevuto una lettera di licenziamento e di qui a poco avrebbe dovuto lasciare la casa dove viveva. Gli inquilini dello stabile si erano in queste ore preoccupati per la sua imprevista assenza, allertando la polizia, che ha fatto la macabra scoperta.

Sembra che l’uomo, divorziato e con due figli, soffrisse di crisi depressive, acuite dalla scomparsa della madre e da una quotidianità fatta di solitudine: non avrebbe lasciato nessun messaggio prima di impiccarsi. 
Ed è stato un gesto, il suo, che ha provocato profondo sconcerto nell’intero quartiere, dove il trasferimento del corpo da parte della mortuaria è stato accompagnato da una folla di curiosi: in molti hanno applaudito, qualcuno ha sottolineato a gran voce come il suicidio sia correlato alla crisi economica, che coinvolge tutti. E che negli ultimi giorni aveva già portato ad un suicidio, quello dell’immobiliarista Diego Peduto, 52 anni, che si era tolto la vita al Vomero dopo aver ricevuto una cartella di Equitalia.

Su questa inquietante sequela di suicidi, che varca i confini della Campania abbracciando l’intero Paese, si è espresso lo psicanalista e criminologo Francisco Mele, commentando all’Adnkronos: “La perdita di una base sicura di lavoro, e quindi di solidità economica, toglie alla condizione maschile quel punto di appoggio fondato sull’autostima circa la propria posizione nel mondo. Se l’organizzatore esistenziale della vita è la riuscita nel lavoro, venendo a mancare tale elemento, l’individuo si sente insicuro e crolla emotivamente”.

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