CASO MEREDITH
la violenza originaria

PERUGIA: IL CRIMINOLOGO, PER RISOLVERE CASO MEREDITH SI SPERIMENTI TECNICA ‘GRANDE FRATELLO’
MELE, I PROTAGONISTI DEVONO RITROVARSI INSIEME IN UNO SPAZIO CHIUSO
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”Bisogna fare in modo insomma -spiega all’ADNKRONOS- da reinnescare la dinamica del gruppo. Far si’ che i tre tornino a interagire, che si parlino, che superino la fase della narrazione. Quella fase in cui, come in sogno, non c’e’ differenza tra realta’ e finzione, in cui ciascuno in solitudine, confondendo il proprio ruolo con quello dell’altro, da’ voce al suo racconto, affidandolo non a caso, come stanno facendo tutti e tre, ad un memoriale scritto dal carcere nella consapevolezza che verra’ reso pubblico”.

Roma, 15 dic. (Adnkronos) – Amanda, Raffaele, Patrick: tre personaggi ”in cerca d’autore”, figli della cultura dei videogiochi violenti e del Grande Fratello, ciascuno con il suo ”book” fotografico on line, ma soprattutto smaniosi di protagonismo, di finire nel canovaccio di una storia fai da te, magari da diffondere su Internet. Cosi’ Francisco Mele, psicologo e criminologo, docente di Sociologia della Famiglia presso l’Istituto “Progetto Uomo”, responsabile dell’Istituto della famiglia del CeIS di Roma, descrive i tre giovani coinvolti nell’omicidio della studentessa inglese, Meredith Kercher. E non ha dubbi: ”Per scoprire da loro cosa accadde veramente quella sera di Halloween nella casa di via della Pergola, a Perugia, dove e’ stata trovata violentata e uccisa la loro amica, bisogna riunirli tutti insieme in uno spazio chiuso come se stessero nell’ Isola dei famosi ”.
”Bisogna fare in modo insomma -spiega all’ADNKRONOS- da reinnescare la dinamica del gruppo. Far si’ che i tre tornino a interagire, che si parlino, che superino la fase della narrazione. Quella fase in cui, come in sogno, non c’e’ differenza tra realta’ e finzione, in cui ciascuno in solitudine, confondendo il proprio ruolo con quello dell’altro, da’ voce al suo racconto, affidandolo non a caso, come stanno facendo tutti e tre, ad un memoriale scritto dal carcere nella consapevolezza che verra’ reso pubblico”.
”Solo mettendoli a confronto -osserva il criminologo- si puo’ arrivare invece alla ricostruzione della verita’, alla scena originaria di violenza. Nel confronto infatti ogni interlocutore deve giustificare la versione che fornisce perché ci può essere l’ altro che gliela contesta.E non solo. In una situazione del genere esplodono conflitti, manipolazioni, contraddizioni, si scatena un vero e proprio corto circuito. E si arriva alla resa dei conti, qualunque essa sia”.

OMICIDIO MEREDITH: CRIMINOLOGO MELE, IN CONTESTO DI GRUPPO DIMINUISCONO PRINCIPI MORALI
5 dicembre 2009

Roma, 5 dic. – (Adnkronos) – “I giudici hanno agito con giustizia e competenza. Si tratta comunque della prima sentenza, occorrerà vedere come saranno le sentenze dei gradi successivi, perché di certo i soggetti codannati ricorreranno. Quando agli inizi la vicenda fu resa nota, a chi mi domandò un parere circa i soggetti incriminati, consigliai di riunire tutti i protagonisti in una stanza con uno specchio unidirezionale, guidati da un operatore di gruppo che avrebbe dovuto condurli a far emergere con chiarezza i loro reciproci rapporti: si sarebbe così creato un rapporto orizzontale fra i soggetti dove ciascuno avrebbe abbassato le proprie difese fino a far riemergere il conflitto originale. Mi pare di ricordare che i giudici fossero d’accordo nell’utilizzare questo metodo, ma gli avvocati non vollero accostare tale metodo alle prove scientifiche portate in aula”. Lo ha detto all’ADNKRONOS lo psicanalista e criminologo Francisco Mele, commentando la sentenza dei giudici della corte d’Assise di Perugia che hanno condannato Amanda Knox e Raffaele Sollecito, rispettivamente a 26 e 25 anni, per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, uccisa la notte tra il 1° e il 2 novembre del 2007.
“Alcuni elementi – ha continuato il criminologo – hanno giocato nell’immaginario popolare: l’amore, il sesso, l’amicizia, il tradimento, l’alcool, la droga, la morte: tutto ciò ha creato un intricato sistema di rapporti fra più persone, giovani, in un contesto sociale anomalo, come quello di un luogo destinato allo studio e mutato in spazio libero di trasgressione”.
“E’ da considerare il contesto di gruppo – ha aggiunto Mele – in cui si trovavano questi studenti, lontani dal sistema di regole particolari che fanno riferimento alla propria comunità. In queste circostanze, abitualmente, i principi morali diminuiscono perché vengono assorbiti da un sistema dove gli individui si sentono liberi di poter scivolare in stati opposti: dall’essere ‘bravi ragazzi’, a utilizzare droghe, al sesso estremo, a stati competitivi che creano situazioni vicine a certe perversioni che quelle persone, da sole, non avrebbero mai concepito. E’ la dinamica di gruppo che intrappola la personalità del soggetto, sino ad assorbirlo totalmente come in un vortice, dal quale si fa travolgere, e nel quale viene meno qualsiasi principio morale autonomo”. (segue)

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