IL MISTERO DEL NOME DEL PADRE
Rivista Lassalliana

Rivista Lassalliana, Numero 3, luglio-settembre 2010
FRANCISCO MELE

Il nome del figlio rimanda al Nome del Padre. Nella terminologia lacaniana il Nome del Padre rappresenta il significante fondamentale che dà inizio a tutto il movimento della catena dei significanti, struttura su cui si appoggia il processo simbolico.
Il nome del figlio è un significante che rimanda al significante fondamentale, per cui il figlio nella sua esistenza reale non può dimenticare che il suo esserci gli viene dal padre.
Attraverso questo gioco di rimandi si costruisce l’identità di una persona. Accettare il proprio nome, conoscere il suo significato simbolico permette di inserire il soggetto nella trama della storia e nel (dis)corso delle generazioni. Nell’universo religioso il significato del nome del padre poggia su “Quel Nome” che è al di sopra di tutti i nomi. Gli ebrei scrivono il nome di Dio, ma non lo pronunciano. Nel Nuovo Testamento, invece, l’uomo nomina Dio, si rivolge al Padre e può ascoltare la sua voce che lo chiama.

Nella Bibbia padre significa “colui che sa partire”. Teraj, padre di Abramo, lascia la città di Ur nella Caldea e si dirige a Canaàn per stabilirsi nella città di Jaràn.
Abramo, in contrasto con Teraj adoratore di più dei, dopo aver distrutto a martellate gli idoli appartenenti al padre, cammina verso il deserto confidando nella Parola di Colui che gli indica la via. Continua a leggere

IDENTITA’ E RICONOSCIMENTO

La teoria del riconoscimento

FRANCISCO MELE

Charles Taylor sostiene che esiste un legame fra riconoscimento e identità. La nostra identità è plasmata in parte dal riconoscimento o dal mancato riconoscimento o, spesso, da un misconoscimento da parte di altre persone, per cui un individuo o un gruppo possono subire un danno reale se le persone o una società che lo circondano gli rimandano una immagine di sé che lo umilia; il non riconoscimento è una forma di oppressione che imprigiona una persona in un modo di vivere impoverito. Continua a leggere

SUICIDI DALL’ALTO
La salvezza dal balcone

di Francisco Mele

25-04-12

Oppresso dai debiti si lancia dall’ottavo piano – Tragedia nel quartiere del Vomero a Napoli. Un agente immobiliare padre di due figli – di 9 e 14 anni – si è suicidato perché angosciato dai problemi economici. Il giorno prima aveva già tentato il suicidio ma era stato salvato da poliziotti allertati dalla moglie. “Non ce la faccio più” aveva detto agli uomini che lo avevano fermato mentre tentava di lanciarsi da un ponte: era stato trovato su di un costone della collina di Posillipo, proteso verso il vuoto, con gli occhi chiusi. Continua a leggere

LA FUNZIONE DEL NEMICO

FRANCISCO MELE

IL NEMICO :

-SERVE A COMPATTARE L’IDENTITà DELL’INDIVIDUO E/O DEL GRUPPO
-PERMETTE DI GIUSTIFICARE IL PROPRIO FALLIMENTO
-IMPEDISCE DI VEDERE IL PRECIPIZIO

2010
Il concetto di polemologia rimanda alla tesi di Hobbes della guerra di tutti contro tutti.
Questa formulazione deve essere precisata in quanto il termine “guerra” ha subìto delle trasformazione di significato. Il significato più ovvio di guerra rimanda al conflitto fra stati, fra eserciti regolari ed eserciti irregolari, o – definita come guerra civile – fra conflitti all’interno di uno stesso stato.
Se la follia – come sostiene Lacan – fa parte dell’essenza del soggetto, in questa linea tracciata da Foucault è la guerra a costituire l’essenza dell’uomo.

La politica è la guerra continuata con altri mezzi. Tale affermazione è stata rovesciata da Clausewitz, che scrive che la guerra non è che la prosecuzione della politica.
Questo ripristino del valore della guerra come rapporto originario tra gli esseri umani dal quale deriva l’organizzazione politica – possiamo aggiungere l’organizzazione economica -, l’organizzazione giuridica e in generale tutte le istituzioni costitutive della società, rappresenta il concetto attraverso cui intendo sviluppare la polemologia familiare, ossia analizzare i rapporti di forza, di tensione, di lotta per il dominio che sono alla base dell’organizzazione familiare.

Siamo dunque in guerra gli uni contro gli altri; un fronte di battaglia attraversa tutta la società, continuamente e permanentemente, ponendo ciascuno di noi in un campo o nell’altro. Non esiste un soggetto neutrale. Siamo necessariamente l’avversario di qualcuno” .
Questa idea di concentrare negli apparati dello Stato il controllo e la gestione della violenza non ha significato l’eliminazione della violenza. Il diritto e la politica come mediazione dei rapporti di tensione tra gruppi, istituzioni ecc. sono le strutture migliori per mediare ed evitare lo scontro fisico fra gli individui, ma non sono tuttavia esaustive della violenza tra individui. Continua a leggere

Crisi: in Italia si è scatenata una drammatica stagione di suicidi

FERDINANDO PELLICIA
LIBERO REPORTER

6 maggio 2012

Si tratta di una lunga scia di imprenditori, artigiani, disoccupati, pensionati che cedono alla disperazione.
Persone che si vedono incapaci di fronteggiare un licenziamento, il lavoro che non si riesce più a trovare, le spese da fronteggiare per mandare avanti azienda, casa e famiglia.
Sono questi i motivi che stanno spingendo tante persone a commettere un gesto così estremo come è quello di togliersi la vita.
Morti non definibili che la psicoanalisi definisce conseguenza dell’elemento di difesa che esiste in un individuo e che si scatena in lui per preservare dalla distruzione quel poco che resta della propria dignità.
In proposito oggi, dopo l’ultimo episodio verificatosi in Campania di un 72enne che ha tentato il suicidio a Napoli, è intervenuto l’Arcivescovo di Napoli, Cardinale Crescenzio Sepe affermando: “Ciascuno si interroghi sulle cause e sul perchè della situazione che si sta creando… non possiamo rimanere insensibili”.
L’uomo diventa boia e vittima di se stesso come spiega sul suo sito www.psicologiacritica.it lo psicanalista e criminologo Francisco Mele.
“La perdita di una base sicura di lavoro, e quindi di solidità economica, toglie alla condizione maschile quel punto di appoggio fondato sull’autostima circa la propria posizione nel mondo che è prerogativa essenziale del loro universo rispetto a quello femminile. Se ‘l’organizzatore esistenziale’ della vita è la riuscita nel lavoro, venendo a mancare tale elemento, l’individuo si sente insicuro e crolla emotivamente”, afferma Mele che fa anche un’interessante analisi in cui spiega che: “Da quando è cominciata la crisi attuale, alla fine del 2008, viene registrato un numero significativo di suicidi che si verificano per la grande maggioranza nell’ambito maschile che sono collegati per la maggioranza a situazioni di disagio economico”. Continua a leggere

PADRI SEPARATI
i nuovi clochard


Hopital de la Salpetriere

Valentina Marsella
6-05-12

Padri separati i nuovi reietti d’Italia

Una crisi, commenta Mele, che “non tocca più solo i figli, ma anche i genitori. Penso ai padri separati e alle madri sole con figli a carico. Gente comune che non ha scelto liberamente di finire in strada, che non ha avuto il tempo di elaborare la perdita dei luoghi dove ci si sentiva protetti, catapultata nella giungla della guerra quotidiana”. Continua a leggere

CONVEGNO SULLA DEPRESSIONE
I meccanismi di attacco nella depressione

29
giugno
2012
Convegno “Depressione: il sole nero”

Si intitola “Depressione: il sole nero” il convegno, che sarà ospitato a Roma nella sala conferenze dell’ Istituto Salesiano Pio XI di Via Umbertide 27, venerdì 29 e sabato 30 giugno 2012 organizzato dall’ARPCI, Associazione per la Ricerca in Psicoterapia Cognitivo – Interpersonale (scuola di specializzazione quadriennale in psicoterapia cognitivo interpersonale). Continua a leggere

Il senso di giustizia e il senso di colpa

Francisco Mele

John Rawls individua tre tipi di sensi di colpa.
Il primo riguarda la mancanza nei confronti dell’autorità che ha la sua origine nel rapporto genitore-figlio.
Il secondo sorge quando una persona manca a un dovere nei riguardi delle istituzioni, soprattutto nei confronti di colleghi; se qualcuno non ha fatto ciò che doveva fare, questo comportamento ha creato dei problemi per gli altri.
Il terzo è in rapporto ai principi. Questo è il vero senso di colpa.
Nei due primi la persona teme una punizione esterna, sia da parte dell’autorità che da parte del gruppo di appartenenza istituzionale.
Nel terzo caso l’individuo si sente in colpa davanti alla propria coscienza. Qui si delinea la differenza che Ricoeur fa tra la dimensione moralistica e la dimensione etica. La prima implica un comportamento corretto per paura; la seconda per convinzione.
Il senso di giustizia si evidenzia attraverso due sentimenti – secondo Rawls -: uno è il risentimento, quando l’ingiustizia viene fatta nei confronti di se stessi da parte di altri; l’indignazione è invece una nostra reazione alle offese inflitte ad altri da parte di terzi. Collera e fastidio sono invece sentimenti legati a reazione fisiche istintive,  non regolati da una norma sociale.
Continua a leggere

LA RIDUZIONE DEL TASSO DI CRUDELTA

FRANCISCO MELE
2006

Il filosofo Richard Rorty ritiene che i filosofi dovrebbero adoperarsi per ridurre il tasso di crudeltà nella società e promuovere strategie di solidarità tra gli uomini. Non solo i filosofi, secondo noi, dovrebbero impegnarsi in tal senso, ma tutti quanti coloro che hanno scelto di dedicarsi allo sviluppo della coscienza critica della società, come educatori, sociologi, medici, studiosi, pensatori, artisti, psicoterapeuti.
Di solito la crudeltà si rivolge verso il più debole. Non sempre si manifesta attraverso la violenza fisica: si ha una specie di gradazione, che va dall’intento di prevaricare l’altro verbalmente, alla pressione psicologica, fino alla tortura fisica e mentale e all’eliminazione dell’altro attraverso delle tecniche talvolta assurte a vere e proprie ideologie: il nazismo e le sue operazioni finalizzate alla distruzione di intere categorie di persone è uno degli esempi più evidenti
. Continua a leggere