PARLAMENTO XVI LEGISLATURA (2008-2013)
Testo interrogazione a risposta scritta
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Atto a cui si riferisce:
C.4/09586 [Contrastare il fenomeno del bullismo in famiglia]
JANNONE. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della gioventù. – Per sapere – premesso che:
il bullismo è un fenomeno in preoccupante crescita non soltanto all’interno di gruppi di adolescenti, o di coetanei, ma purtroppo anche nelle famiglie. Episodi di violenze di figli contro genitori stanno emergendo sempre più cospicuamente, come dimostra la testimonianza riportata dal quotidiano «Repubblica», nella quale si legge: «vivo nella paura di mia figlia. La prima volta, Giorgia aveva 17 anni. Io sapevo che fumava erba, ma un giorno scopro che ha preso un acido. “Basta”, le urlo. “Basta con quel tuo ragazzo: è un balordo, lo capisci? Ti sta rovinando, non devi più vederlo!”. Mi giro e lei mi tira un cazzotto in mezzo alla schiena, io barcollo, cado, mi manca il respiro…». La mamma di Giorgia ha una figlia che sembra odiarla e che la insulta, la minaccia e a volte la picchia. È una donna poco più che quarantenne, vive nei pressi di Roma con un marito affettuoso e un figlio più piccolo: si direbbe una famiglia come tante, di piccola borghesia. E invece è una famiglia devastata dall’infelicità, dalla rabbia e dalla delusione: sentimenti che prevalgono sull’amore, in questi casi estremi;
a supporto di questi fenomeni, lo psichiatra Gustavo Charmet afferma: «sempre più spesso incontro madri che con vergogna ammettono di essere saltuariamente picchiate dalle figlie. Mi sorprende, ma non tantissimo, perché mi sono abituato all’idea che alle pari opportunità corrispondano uguali rischi. Ragazze che si emancipano picchiando. E poi la madre non è più la guardiana della verginità, la riduzione del conflitto appanna il suo potere sacro». I bulli in famiglia sono spesso ex bambini impotenti e ora onnipotenti che ingaggiano una loro guerra crudele in casa – una nuova versione dell’inferno domestico scarsamente quantificabile, perché raramente i genitori denunciano i loro figli. Una delle tante voci che si sono espresse a riguardo è quella di Francesco Mele, terapeuta di formazione lacaiana che – oltre all’attività privata – è in trincea con i ragazzi più in difficoltà, dirigendo l’«Istituto della famiglia» legato al nome di don Picchi. Il suo ultimo libro si chiama «Mio caro nemico», un titolo anche spiritoso per il supplizio della «guerra quotidiana in famiglia». Mele non teme l’allarmismo: «La situazione è molto grave. Credo che ormai siano intorno al 10 per cento i ragazzi pronti al «ceffone di ritorno». La vittima preferita è la madre, anche per l’eclissi non solo simbolica della figura paterna. Ma non vengono risparmiati gli stessi padri, i fratelli e addirittura i nonni. Tanto che ormai sarebbe necessario un Telefono Azzurro per familiari maltrattati dagli
adolescenti, un call center che almeno li informi su quello che possono fare per difendersi»;
si possono azzardare alcune ipotesi sulle figure genitoriali che, in teoria, favorirebbero l’aggressività dei figli: i genitori libertari che non vietano mai; quelli che non si assumono responsabilità e invertono i ruoli; quelli conflittuali che spingono l’adolescente nel ruolo del «giustiziere»; quelli violenti che insegnano a regolare i conflitti in modi brutali. E poi i genitori «incestuosi», picchiati perché nell’adolescenza il legame si rompe e il figlio non trova altri modi per uscirne. Isabella Mastropasqua dirige l’ufficio studi del dipartimento di giustizia minorile presso il Ministero ed è lei a dire: «A tutt’oggi le uniche statistiche disponibili, che si basano sull’elaborazione dei dati Istat, fotografano una realtà di piccoli numeri, ma allarmanti. Sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno senz’altro più diffuso, vissuto in gran segreto. Il prossimo anno, con la modernizzazione del nostro sistema informativo, potremo dire chi sono esattamente le vittime di questi reati»;
in attesa che il dato venga «scorporato», le relazioni in famiglia sembrano precipitare a un punto molto basso. Per il terapeuta della famiglia Luigi Cancrini è credibile che i ragazzi «maneschi» siano tra il 5 e il 10 per cento: «Principini molto sedotti e manipolati nell’infanzia, sono rimasti invischiati in un rapporto di terribile dipendenza che non riescono a spezzare. Nella medio-alta borghesia, diventa poi sempre più esplosiva la negligenza affettiva coniugata al consumismo». E Luigi Onnis, studioso e clinico di prim’ordine, conferma: «Almeno il 5 per cento degli adolescenti va oltre l’aggressività verbale, che è invece all’ordine del giorno. Sono ragazzi che non hanno una guida -:
quali misure il Ministro intenda adottare, al fine di contrastare il fenomeno del bullismo in famiglia, non con una repressione violenta, ma tramite terapie di recupero dei minori coinvolti, che vedano la presenza attiva anche degli stessi genitori.
(4-09586)