PAUL RICOEUR
Le identità della memoria

Ermeneutica del sé
Francisco Mele,

Pubblicato sulla rivista Igitur, numero 6 del 2005 ( a cura di Carla Solivetti)

e poi ripreso dalla “Rivista di religione” pubblicato nel 2006
2006

Ogni storia personale, secondo la terminologia di Paul Ricoeur, deve essere letta, compresa e interpretata secondo tre dimensioni: il Sé, il Prossimo e il Lontano. Questa triade in Ricoeur è intimamente collegata alla triade dell’etica della personalità: la stima di Sé, l’incontro con l’altro all’interno delle istituzioni giuste. In questa linea il concetto di memoria deve essere intesa non più come la memoria soltanto di un singolo, bensì un intreccio costruito con gli altri. Il logos è secondo me un tria-logos; in ogni logos individuale, quando un soggetto parla, ricorda, immagina, sono presenti l’altro e gli altri. Questi altri costituiscono l’umanità presente nel singolo; non esiste un individuo isolato, dal momento che pensa, patisce, agisce e parla, sono presenti gli altri logoi.
L’identità dipende dalla memoria; senza memoria un soggetto non saprebbe chi è quando dice “Io sono”. Ricoeur differenzia due tipi di identità: il medesimo come medesimezza, e l’ipse come ipseità.
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PSICOTERAPIA DELLA FAMIGLIA
in un contesto
di società post-nevrotica

Francisco Mele

Saggio tratto da “In – dipendenza un percorso verso l’ autonomia” 
Volume II
FrancoAngeli, Roma Anno: 2006

Nei primi anni del Novecento Freud elabora il concetto di complesso di Edipo, mettendo in risalto il conflitto padre-figlio e l’attaccamento/differenziazione con la madre. Il padre viene vissuto da parte del figlio come il rivale che occupa un potere che lui, figlio, vorrebbe avere; questo conflitto, se non viene superato, rappresenta la genesi di tante nevrosi e addirittura di alcune forme di psicosi. Nella società post-nevrotica1, dopo la caduta della parola del padre2, in un contesto di incertezza il padre scompare come rivale-potere per diventare il fratello-amico-rivale, e quindi non è più colui che impedisce al figlio di godersi i beni appartenenti a lui padre-padrone, ma è lui stesso che incita al godimento mostrando il suo attaccamento alle cose accessibili al figlio, e che al figlio e non a lui, sono adatte.
Il concetto di complesso di Edipo risponde alla struttura familiare borghese che si era affermata tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.

Nella società che ho definito post-nevrotica, il conflitto edipico viene rovesciato, non è più il figlio a vivere il conflitto con il padre, bensì è il padre che vive il figlio come rivale; inoltre, secondo René Girard3, il conflitto di rivalità-mimetica che si innesca fra padre e figlio è simile a quello che accade fuori dal sistema familiare.
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