LA SUPERVISIONE IN PSICOTERAPIA

FRANCISCO MELE

Definizioni

Umberta Telfener scrive: “E’ stata chiamata supervisione la relazione tra una persona più esperta e un individuio in training. Si tratta di quella situazione in cui l’esperto costruisce con lo studente una serie di contesti educativi per connettere insieme gli aspetti comportamentali (il fare), quelli teorici (il saper fare), quelli emotivi (il saper essere), condividendo una cornice che contenga questi diversi livelli (la condivisione di una visione del mondo e di obiettivi condivisi). In un’ottica costruttiva la supervisione è considerata una coordinazione di pensieri e azioni all’interno di un contesto e di una definizione (di scopi e obiettivi) ugualmente condivisa”.

John Burnham (1993)
propone di chiamare la supervisione Parivisione. L’autore è contrario alla presenza di una persona che occupa una posizione super partes; la Parivisione è un processo di riflessione paritario. I partecipanti sono coinvolti in un’azione congiunta che sfrutta la “consapevolezza dei partecipanti stessi” : La supervisione classica si basa sulla pre-occupazione, e quindi sull’assunzione di responsabilità, da parte del supervisore della terapia. Sempre di più – sostiene Burnham – si tiene conto di un tipo di supervisione condiviso.

Supervisione o analisi di controllo

Il concetto “analisi di controllo” di origine lacaniana – diventato poi nell’uso semplicemente “controllo” – ha creato alcuni equivoci e differenziazioni con il termine “supervisione”.
Grinberg (1989) scrive:
“Si parla di supervisione e di controllo. Il termine supervisione suggerisce qualcosa che viene dall’alto, che tende prevalentemente a mostrare l’aspetto educativo; il termine controllo, invece, suggerisce l’idea di qualcosa più connesso cfon il controtransfert del terapeuta. Penso che valga la pena rivalutare questo aspetto perché può portare a vedere il processo di supervisione come qualcosa di persecutorio. Che connotazioni ha questo aspetto dal punto di vista istituzionale e quali difese crea?.(…) Controllo è un termine derivante dal tedesco Kontrolle, che significa ispezione o supervisione (…) Il termine “supervisione” sembra eliminare la sfumatura superegoica e persecutoria che era stata al termine controllo”.
In psicoanalisi, si va in supervisione dopo aver finito l’analisi didattica e quindi si comincia a fare l’analista.
Grinberg segnala che la supervisione3 comprende tre figure che agiscono nel processo: il terapeuta, il supervisore, il paziente. Altri hanno considerato il “rombo clinico” della supervisione costituito dal terapeuta, dal supervisione e dall’Istituto,
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